Ryo Murakami e DJ PI-GE sono i fondatori dell’etichetta giapponese Panrecords. Per la seconda release hanno scritturato un nome nuovo, Auji.Industries. Il suo ep consiste in quattro splendide tracce in bilico tra la deep e la dub house che mettono in mostra sempre un aspetto diverso l’una dall’altra, poichè se il lato A finisce per essere un autentico viaggio sonoro, il lato B si connota di tonalità meno atmosferiche e più profonde. “Love You More” risulta essere, quindi, un debutto a dir poco impressionante, la cui qualità non pone il produttore sullo stesso piano di quelli più esperti.
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Con il duo tedesco Suburb, l’etichetta di New York sposta la sua attenzione su sonorità decisamente deep house, strizzando al contempo l’occhio alla techno di Detroit. Tra sottili strati di percussioni e un basso acido, in “Motor” si percepisce quanto di sapiente possa essere realizzato in quel di Amburgo. “Pade” è una breve escursione in territori downtempo, che prepara il terreno al fluido remix di “33 RPM” degli Smallpeople, tra gli alfieri della rinascita dei suoni della Motor City in Europa, e alla versione originale che non sfigura. “Vorstadt” è, dunque, un debutto davvero esaltante.
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A seguito delle sue uscite su White e Aim, Sebastian Genz si è meritatamente guadagnato la possibilità di entrare a far parte della famiglia Smallville. “Sweet Sweet” sembra essere la sintesi di una magica notte trascorsa tra buona musica e bella gente. Il remix del suo collaboratore di lungo corso, Oskar Offermann, aggiunge lo spessore dei tamburi alle sonorità deep house, velocizzando, ma non stravolgendo affatto, la precedente traccia. “The Game” fa, invece, immergere l’ascoltatore in atmosfere più intime, tenere, mettendo in luce la notevole crescita artistica di Moomin.
Il virtuoso Phillip Sollmann è oggi tra gli artisti di punta della scena minimal e techno in Germania, con frequenti pubblicazioni su Dial. “Please” è, però, rilasciato dall’etichetta belga Curle che, in concomitanza con l’uscita della prima (e finora unica) compilation del berlinese nel 2008 aveva già ospitato alcune sue tracce. “Farnsworth House” si costruisce e ricostruisce di continuo, connotandosi per una base ritmica sempre un po’ più frenetica col passare del tempo laddove, in controtendenza, “Blount” appare come un languido raggio di synth che sale dalle tenebre. Paziente nel suo incedere.
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Un ep come “Dystopian Elements” spicca per i suoni disposti ad arte, talvolta con una parsimonia stereofonica, che celebra un Boris Bunnik particolarmente ispirato. “Luminous”, la traccia d’apertura, guarda al futuro tra synth puliti e atmosfere sci-fi. Il cupo battito di “Desolate Ground” si smaterializza tra melodie tronche, allo stesso tempo calde e avvolgenti. La celebrale “Lonely Run” si staglia poi per la bassline acida. All’opposto, “Vacuà¼m” ha cadenze maggiormente da dancefloor, con stretti hi-hat in rotazione. Una tale armonia fra analogico e digitale non può non sorprendere.
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Avvolta in una plumbea atmosfera, “Flight To Tokyo” non è altro che pura ipnosi sonora scandita dall’ “happiness” in loop sillabato da una voce femminile e costruita sulla consueta cassa in 4/4. La sensazione di stillicidio che emerge da una traccia del genere è la dimostrazione di come un’etichetta come Mule Electronic non si presti ad alcuna logica commerciale e punti sulla sperimentazione. Jus-Ed, deus ex machina della Underground Quality, sfoggia, invece, in “The Machine” il suo personale marchio di fabbrica in chiave deep house. A dir poco, perfetto.
Peter M. Kersten è uno che la sa lunga. Da circa un decennio, le sue produzioni, spesso di alta qualità , riecheggiano un po’ dappertutto, discostandosi raramente dai loro tratti caratterizzanti e avvicinando così il co-proprietario della Dial sempre più alla pista da ballo. “Rise” è, infatti, tutto ciò che ci si aspetta da lui a seguito delle eleganti uscite dei mesi scorsi su Mule Electronic e Smallville, cioè una traccia serena e solare. I due remix, curati dallo stesso produttore ma griffati dal suo monicker Sten, viaggiano piuttosto su nuove linee di basso e parti da organo. Sognanti.
Armon Bazile, meglio noto anche come Aybee, ha elaborato con cura nel tempo la propria individualità all’interno del suono: in “Futurespective” propone un gradevolissimo ibrido tra sonorità deep house e astrazioni dal sapore downtempo, rinverdendo il rapporto che lega l’house della seconda metà degli anni ’80, all’hip-hop delle origini e all’electro “drexciyana” attraverso robuste percussioni, emozionanti melodie, atmosfere rilassanti e linee di basso che collidono. Il musicista di Oakland ha così dato vita a sette tracce che offrono ognuna prospettive diverse e mai scontate.