Alla decima prova su album come musicista e alla prima da interprete delle sue stesse creazioni, il polistrumentista viennese Bernhard Fleischmann con “I’m Not Ready For The Grave Yet” fa coincidere origine e fine in un unico evento. Tema centrale di quest’ultimo suo lavoro è, fiato alle trombe, nientemeno che la morte.
A tale argomento, già di per sè impegnativo, aggiunge altre considerazioni collaterali, come l’inafferrabilità di tutta l’esistenza, il tempo che malandrino (s)fugge senza permettere di risistemare le cose, questioni a cui tenta di dare delle risposte risolutive attraverso agili epitaffi. Fleishmann in realtà sulla “caducità dell’esistenza” non si scompone più di tanto, nè tenta profonde riflessioni. Il suo interesse si mantiene superficiale, volto più ad assecondare una umana paura, esorcizzata attraverso nette considerazioni, subito incalzate da battute di spirito.
Giunto nel bel mezzo del cammino della propria vita, B. Fleishmann si perde nella selva delle proprie inquietudini, raccontante attraverso l’ausilio di beat, ritmi e progressioni che delineano uno stato d’animo moderatamente turbato. Brani come “Beat Us”, “This Bar”, “Some/Other/My Husband” e “Leminge” rappresentano meglio degli altri gli interrogativi sulla vita e sulla morte posti dal musicista austriaco.
Dal punto di vista musicale, Fleishmann fonde alla sua influenza principale, i soliti Brian Eno e David Byrne di “My Life In The Bush of Ghosts”, le introspettive ambientazioni delineate da Thom Yorke in “The Eraser”, all’attivo l’album che più si avvicina al lavoro di Fleishmann, sia per quanto riguarda il modo in cui sono utilizzati i beat che per il mood malinconico.
E’ proprio in questi brani più introspettivi che Fleishmann riesce meglio. Quando stuzzica le corde di quel malessere interiore che ognuno sopisce dentro di sè è il maestro per eccellenza, diversamente riesce meno quando cerca di sdrammatizzare tentando la strada della leggerezza e dell’ironia, con esiti pericolosamente infantili. In fondo Fleishmann è austriaco e l’humor nero è una dote tipica dei sudditi di sua maestà , che certo non si imita così facilmente.
Bernhard Fleischmann in definitiva non è ancora pronto per la fossa, si rabbuia al solo pensiero e cerca di allontanare da sè i cattivi propositi buttando giù ingenue filastrocche come la title track, una sorta di anti-requiem, in cui il riposo invocato dal musicista viennese è tuttalpiù una ninnananna. “I’m Not Ready For The Grave Yet” è una piccola parentesi nella carriera di B. Fleishmann che nulla aggiunge alla sua vasta produzione. In attesa che gli passi la paura, archiviamo questo suo ultimo lavoro nella categoria “fisime di mezza età ” e non ci pensiamo più.
2. Tomorrow
3. Beat Us
4. Leminge
5. Who Emptied The River
6. I Am Not Ready For The Grave Yet
7. This Bar
8. Some/Others/My Husband
9. At Night The Fox Comes
10.Your Bible Is Printed On Dollars
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