Se esiste, da qualche parte, una classifica degli esordi migliori nella storia della musica allora “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!” sicuramente occupa una delle posizioni più alte.
D’altronde una band, che ancor prima di pubblicare qualcosa aveva catturato l’attenzione di artisti del calibro di David Bowie, Robert Fripp, Iggy Pop e soprattutto Brian Eno, non poteva che sfornare un capolavoro.
La fine degli anni 70 offriva uno scenario veramente incredibile, in ogni parte del mondo iniziarono a nascere e affermarsi band che in pochissimo tempo riuscirono ad imporre un sound, che tracciava una decisa linea di separazione con quanto ascoltato fino a quel momento, trasformando anche il punk che tutto sommato era un fenomeno abbastanza giovane, ma che era bruciato molto rapidamente.
Parlare di Post Punk e New Wave per i Devo sarebbe però riduttivo poichè, mentre in Europa il punk sfogava la sua rabbia con “Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols”, loro dall’altra parte del pianeta già erano proiettati nel futuro proponendo una riuscitissima fusione tra punk, rock n’ roll ed elettronica.
Con il loro look da scienziati nerd appena usciti da una centrale nucleare, la stramba teoria devoluzionaria e la loro musica così fuori dagli schemi, i Devo sono stati capaci di distruggere il punk e il rock n’ roll per ricrearlo nuovo e originale.
Basterebbe solo l’ascolto della cover di “(I Can’t Get No) Satisfaction” dei Rolling Stones, o di “Jocko Homo”, che in fondo è il loro manifesto, per capire quanto fossero proiettati nel futuro.
I loro testi, sempre carichi di ironia, ci dipingono un mondo di esseri umani più simile alle bestie, che vivono in branco, incapaci di un pensiero autonomo e che preferiscono rifugiarsi nella sicurezza di un pensiero condiviso, dando quindi una visione del vivere sociale che ancora oggi ha un certo valore .
Quindi “Jocko Homo” mette subito in evidenza che non siamo altro che scimmie in giacca e cravatta, “Monkey men all in business suits”, e che ” … God made man! But he used the monkey to do it”, citando in modo ironico uno scritto del 1924 dal titolo “Jocko Homo Heavenbound” del reverendo B.H. Shadduck.
Questo opuscolo composto di sole 32 pagine, che criticava la teoria evoluzionistica di Charles Darwin, con argomentazione umoristiche e creative, colpì molto Mark Mothersbaugh che pensò bene di utilizzarlo nei testi dei Devo.
I Devo furono per musica e testi la grande sorpresa del 1978, in un periodo di grande creatività ed innovazione musicale, riuscirono ad imporsi con uno stile unico ed originale.
L’album doveva essere prodotto da David Bowie che seguiva la band ed era un vero fan, ma i continui impegni del Duca bianco, spazientirono i Devo, che colsero l’opportunità di essere prodotti dal grande Brian Eno registrando gran parte dell’album nel suo studio in Germania.
I brani migliori, almeno i miei preferiti, sono tutti firmati in solitaria da Mark Mothersbaugh, voce principale della band, “Uncontrollable Urge” brano di apertura, “Jocko Homo”, “Too Much Paranoias” brano formidabile nella sua breve durata, ma dobbiamo comunque citare anche “Mongoloid” di Gerald Casale traccia molto amata dai fan.
La band continuerà negli successivi con nuovi lavori, magari meno entusiasmanti ma comunque interessanti, anche se nel 1982 la vena creativa si era già esaurita.
I Devo resteranno nella storia della musica per la loro originalità musicale e la loro pungente ironia, capaci di compiere pericolosi esperimenti mai più riusciti a nessuno.
Devo – Question: Are We Not Men? Answer: We Are Devo!
Durata: 34:24
Pubblicazione: 28 agosto 1978
Etichetta: Warner Bros Records
Produttore: Brian Eno
Tracce
1. Uncontrollable Urge
2. (I Can’t Get No) Satisfaction
3. Praying Hands
4. Space Junk
5. Mongoloid
6. Jocko Homo
7. Too Much Paranoias
8. Gut Feeling/(Slap Your Mammy)
9. Come Back Jonee
10. Sloppy (I Saw My Baby Gettin’)
11. Shrivel Up