Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità  un universo musicale sommerso. Ogni settimana vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…

A cinque anni il padre la portò con sè ad un concerto, si esibiva una band tutta al femminile, The Donnas, un gruppo decisamente adatto per i gusti di una bimba con denti da latte

A sei anni ricevette in regalo la prima chitarra, iniziò a prendere lezioni il giorno seguente. A sette formò la sua prima band. Bè, fin qui nulla di strano, una band si forma per gioco con il fratellino o la cuginetta ma Lydia Night ha sempre voluto fare le cose seriamente. A 12 anni fu scelta tra migliaia di richieste per esibirsi all’ SXSW festival in uno showcase per giovani speranze. Al tempo era accompagnata alla batteria da una giovanissima Marlhy Murphy, decisero di chiamarsi “Pretty Little Demons” un nome che mettesse in luce degli opposti, come “Black Rainbow” che fu invece scartato. A dodici anni Lydia ascoltava di tutto ma alla domanda quali fossero le 5 band/artisti che prediligeva la risposta fu “…mi piacciono un sacco di album, è dura…diciamo Led Zeppelin, Amanda Palmer, Neutral Milk Hotel, The Smiths e Hole” Non male per una bimba di quell’età , forse riciclare i CD dei genitori a volte può portare ad ottimi risultati…

Pretty Little Demons fu un’esperienza che durò tre anni. Nell’ottobre del 2015 incisero un EP “Hey!” e subito dopo Marlhy abbandonò il progetto. La band aveva da poco cambiato nome in “The Regrettes“. Accaddero due fatti molto importanti. Lydia chiese ai componenti di una band (Genessa) di unirsi a lei. Li conosceva da anni, da quando frequentavano la stessa scuola di musica a Los Angeles. Genessa Gariano (chitarra), Sage Chavis (basso) e Maxx Morando (batteria) accettano senza remore e, come accade spesso nella vita, la fortuna da sempre una mano agli audaci: la band viene notata da un agente della Warner Bros. Records che riconoscendo le potenzialità  del gruppo non ci mise molto a portarli sotto il tetto della Major Californiana. Proviamo ad immaginare cosa significa per una quindicenne trovarsi in una label così importante, come se un calciatore adolescente si trovasse a giocare nel Barcellona con Messi perchè visto da un osservatore mentre giocava nel settore giovanile di una squadra di provincia…
Nel giugno del 2016 esce il primo singolo “A Living Human Girl”. Lydia scrisse questo pezzo nel periodo in cui iniziò l’High School. Il passaggio da una piccola scuola di Santa Monica ad un grande college di Los Angeles fu per lei uno shock: le ragazze che frequentava erano insicure, con problemi di disturbo del comportamento alimentare, tormentate dal loro aspetto esteriore e timorose del giudizio di un mondo goffamente maschilista che le vuole forgiate secondo standard disegnati per l’appagamento dei propri istinti primordiali.
Il testo è una sorta di ribellione a questo status, un invito ad accettare ed accettarsi per quello che si è.

In questo periodo la band ha già  una più che discreta fama, partecipano all’SXSW, hanno alle spalle tour dove hanno aperto per Kate Nash e Tacocat.
Nel singolo “Hey Now” Lydia tocca questioni delicate e spinose, come il razzismo, la misoginia, i diritti del movimento LGBTQ. Il video vede la band esibirsi in un TV Show ambientato negli anni ’50. Prima di esibirsi Lydia è vittima di frasi sessiste del manager interpretato dal comico newyorkese Murray Hill.

Come testimonia l’ambientazione e lo stile musicale del video Lydia è oltremodo sedotta dalla musica e dalla cultura degli anni ’50 e ’60. Ora i suoi riferimenti musicalisono Buddy Holly, Patsy Cline, Sam Cooke. Non potevano di certo mancare The Ronettes, The Crystals e The Supremes.
Sono anche super ispirata dal movimento Riot Grrrl degli anni ’90, Bikini Kill, L7, Hole” dichiara Lydia e noi ne siamo pienamente convinti visti i testi decisamente impegnati dei primi singoli.

Il terzo singolo “Hot” è una cascata di adrenalina, qui siamo decisamente in pieno clima Riot Grrrl. “You think you’ve got a chance, but you’ll never have this dance“, mentre a Novembre esce il quarto capitolo “Seashore”, ” dedicato a tutte le persone che ho incontrato nella mia vita che hanno dubitato di me in base all’età  o al genere“.

“Seashore” precede l’atteso debutto sulla lunga distanza: nel gennaio 2017 esce il loro primo -e per ora unico- album “Feel Your Feelings Fool!”.
Prodotto da Mike Elizondo, i 15 pezzi in scaletta sono tutti scritti da Lydia che, come da lei ammesso, s’innamorò per la prima volta durante periodo di registrazione e scrittura dell’album: alcuni brani rifletteranno di conseguenza questo momento per lei nuovo e pregno di emozioni come in “Juicebox Baby” dove “costantemente correvo in tondo gridando“.
I suoni sono molto puliti, particolare non comune in band che fanno del garage-punk di protesta e rivendicazione ma dobbiamo anche considerare l’altro lato musicale della band californiana, quell’influenza anni ’50 e ’60 che caratterizza il suono e l’indole compositiva di Lydia. L’album è ben accolto dalla critica che elogia la capacità  della frontwoman nello scrivere testi con tematiche tipicamente adolescenziali ma con una forte carica di ribellione, prevalentemente rivolta alla discriminazione femminile o di genere.

Febbraio 2018, a poco più di un anno dall’uscita dell’album, l’EP “Attention Seeker” ci propone due nuovi brani di Lydia, oltre alla versione acustica di “Hey Now” e “A Living Human Girl” ed alla cover “A Teenager in Love” di Dion & The Belmonts.
Il primo, “Come Through”, si sviluppa per intero intorno ad un riff di basso cupo e ripetitivo dove Lydia descrive un periodo di confusione legato ad una relazione fallimentare.
“Red Light” è un pezzo veloce, i Ramones indossano gli abiti degli Strokes e lasciano alle Ronettes il compito finale, interpretarlo.

Anche l’attività  live è senza sosta, ricordiamo la partecipazioni a Festival come il Lollapalooza, Tropicalia, Audiotree,Coachella, Bonnaroo e Firefly solo per citarne alcuni ed ovviamente i tour da headliner.
Il 2018 è anche l’anno degli addii. In pochi mesi Maxx e Sage lasciano il gruppo. Il batterista viene sostituito da Drew Thomsen mentre al basso subentra Violet Mayugba.

Nonostante la partenza di due componenti storici della band -la sezione ritmica, non poca roba a pensarci bene- la band sembra non perdere linfa e creatività , anzi, prima che l’anno si concluda Lydia & Co. se ne escono con altri tre singoli: “Helpless”, “California Friends” e “Poor Boy”. L’ultimo è un pezzo dal testo sarcastico di condanna riguardo gli abusi sessuali subiti dalle donne. Il ricavato verrà  devoluto alla fondazione RAINN che si occupa delle vittime di stupri.

Potevamo lasciarci con qualche riflessione riguardo i programmi a venire? Neppure per sogno! L’anno nuovo neppure ha compiuto la prima settimana di vita che la band di LA pubblica su Youtube la cover di “Don’t Stop Me Now” degli attualissimi Queen, un brano per nulla facile ma che viene invece interpretata fedelmente con un vaporoso tocco “punk” dato dalle pennate decise di Genessa che se la cava più che dignitosamente anche nel solo.

L’uscita del secondo album non dovrebbe tardare, nel frattempo potrebbe esserci spazio per una nuova cover, magari quel “Try a Little Tenderness” di Oris Redding di cui Lydia Night è particolarmente invaghita:”potremmo farne una pazza e differente versione e penso sarebbe veramente fica“.