Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità un universo musicale sommerso. Ogni settimana vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…
Oggi andiamo a Bangkok, in Thailandia a scoprire l’indie-rock/shoegaze degli ottimi Death Of Heather, quartetto composto da Tay, Thong, Nine, Non. Tay nel 2016 inizia a comporre le prime cose in solitudine intorno al 2016, ma ben presto la formazione trova il suo completamento attuale. Il primo nome della band è Anti Pants, poi si passa a Death Of Heather.
Il primo assaggio delle potenzialità dei ragazzi è con “Demo I”, un primo EP pubblicato nel giugno del 2018. Primi due brani strumentali, mentre i successivi due sono cantati. Inizia a prendere forma chiaramente lo sviluppo sonoro della band che passa da momenti morbidi a sfuriate più cariche (sopratutto nei brani strumentali). “Drown” è la più eterea del lotto, mentre “She’s Not There” è decisamente più leggera e dolce.
Dopo il primo EP il nome della band, almeno a livello locale inizia a farsi conoscere e le quotazioni salgono, tanto da partecipare al Pink Cloud Festival, un festival ben conosciuto in Thailandia. Il passo successivo è con una serie di brani che fungono da apripista per un disco che dovrebbe arrivare a breve, speriamo.
“I Can Tell” (uscita a fine novembre 2018) è velluata e jangly, con questa splendida brezza indie-pop che ci sulla dall’inizio alla fine e “In Mind” (estate 2019) si muove avvolgente e con questo cantato leggerissimo che si appoggia all’ottimo lavoro in crescendo che aumenta con garbo e sensibilità il livello di rumore, mantenendolo sempre a un livello magico e sognante.
Il 2020 vede il movimento farsi più intenso per i ragazzi, che prima piazzano “In Me”, incalzante e circolare nel suo prezioso e dolce sviluppo chitarristico, sempre caratterizzata da questo canto etereo che rende la traccia leggera, mentre il lavoro ritmico serve a darle la giusta sostanza.
Per “In The Box Session” viene registrato un piccolo live di 4 pezzi…
Da pochissimo è uscito il nuovo singolo “Hard To Cure” che ci lascia letteralmente senza fiato. La partenza è quella che ci potremmo aspettare dai ragazzi, su un morbido percorso chitarristico, ma poi a un certo momento ecco la distorsione violenta che ci colpisce in pieno volto e ci sconvolge, lasciandoci con la pelle d’oca. La voce sognante anche in mezzo a quella tempesta sonica è un gioiello. Un pezzo di una bellezza disorientante. A tutt’oggi, forse, la canzone shoegaze più bella dell’anno, almeno per chi vi scrive.
Nel 2020 è atteso il loro esordio. Non vediamo l’ora…