Anna Hanks from Austin, Texas, USA, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Unica data italiana per gli Unknown Mortal Orchestra, nel nostro paese per presentare l’ultimo lavoro sulla lunga distanza, intitolato semplicemente “V“, che, a scanso di equivoci, è anche il quinto album in studio, senza tenere in considerazione l’esperimento strumentale intitolato “IC-01 Hanoi” uscito nel 2018.

Ensemble neozelandese ma da tempo di stanza a Portland, alla fine è un progetto imperniato sul songwriting di Ruban Nielson che con il collaboratore storico Jacob Portrait, ha, di fatto, portato avanti questo messaggio , sulle solide basi di una ricerca non scontata o derivativa, con un piglio originale, pur rifacendosi alla scuola psichedelica dei tempi migliori.

Sono tra i protagonisti del festival Cuori Impavidi, sorta di appendice dello storico Miami, che già da qualche anno sta portando anche artisti fuori confine, sia all’interno del Miami stesso ed ora con questa sorta di date spin off.

Rassegna che vedrà convocati anche i Subsonica e per chiudere il rapper americano Earl Sweatshirt.

Apre la serata un’artista di casa, milanese d’adozione, Adele Nigro in arte Any Other, alle prese con il suo repertorio classico, impreziosito dall’ultimo fatica “Stillness, stop: you have a right to remember“, che ha sancito il ritorno sulle scene dopo un po’ di anni.

Terzo disco in cassaforte che suggella un percorso inattaccabile e di spessore, per scelte assolutamente non convenzionali e tantomeno condizionate dall’evolversi della musica in Italia.

Suona circa 40 minuti e in tanti, per non dire quasi tutti, sono qui anche per lei.

Si sente a casa e si vede, tra battute e siparietti simpatici fa un bel live, come al solito del resto, con un band al seguito di tutto rispetto.

Subito dopo padroni di casa on stage per un live molto partecipato, tra l’altro, pubblico delle grandi occasioni, e parterre pieno di fan da età trasversale.

Loro impeccabili, formazione a quattro, rodatissima. Repertorio a macchia di leopardo, andando a pescare, si, dal nuovo, come per esempio la stupenda e suggestiva ballata “Nadja” o la gemella “Layla”, ma anche molto dal ricco repertorio, di una carriera, che comincia ad essere importante sotto tutti i punti di vista.

Non mancano suite apocalittiche con intrecci suggestivi di chitarre e basso, peculiarità e dogma del genere, come, per esempio, tutta “Waves of confidence”.

Non manca, l’abituale “From the Sun” che apre il live, quasi popolare o che spicca per melodie familiari, in accoppiata sempre dal secondo disco con “Swim and Sleep (Like a Shark)”, altra sorta di brano evergreen. Immancabile anche la title track “Multi-Love”.

Per concludere, un concerto articolato e pieno zeppo di riferimenti, nessun momento interlocutorio e tanta qualità.