Ritornano i losangelini Dummy dopo l’ottimo debutto di tre anni or sono con quel piccolo gioiellino che rispondeva al nome di “Mandatory Enjoyment”. Il gruppo californiano si riaffaccia sulla pista dell’alternative rock internazionale attraverso “Free Energy”, opera seconda di una band che sa decisamente il fatto suo. Già, perché il disco in questione esplora orizzonti sonori che spaziano – con estrema grazia artistica – dallo shoegaze al post punk, passando per l’ambient e l’indie-rock più canonico.

Credit: Jason Watkins

Insomma, un caleidoscopio di note dannatamente affascinanti. Poco da dire. “Soonish”, per esempio, profuma di malinconica psichedelia, riuscendo a trasportare, chi ascolta, in scenari emotivi che richiamano all’adolescenza e a dei giorni in cui la parola “disincanto” era un termine quasi sconosciuto. Non solo. “Free Energy”, rappresenta – anche e soprattutto – un campionario di brani oltremodo sfavillanti che parlano lo stesso linguaggio della fisica.

Insomma, più che di un esperimento riuscito, si tratta di una seconda prova con i controfiocchi. Altroché. Del resto, basta ascoltare i due brani centrali del lotto, “Blue Dada” e “Nullspace”, per rendersi conto di trovarsi al cospetto di un lavoro eseguito come Dio comanda. Una cascata di suoni (e di chitarre) che mettono in evidenza tutto il talento ancestrale della formazione californiana. Va da sé, naturalmente, che come ogni band che si rispetti, anche i Dummy posseggano i santini dei numi tutelari della scena alt-rock internazionale. Qualche nome? Breeders, Cocteau Twins, My Bloody Valentine (solo per citarne alcuni).

Epperò, si tratta solo ed esclusivamente di mere ispirazioni che vengono miscelate – in maniera sapiente – con quello che è il mood atavico dei Nostri: ovvero, un power-pop fluido, gustoso e giammai devoto alla banalità. C’è molta sostanza nei dodici brani che vanno a comporre la tracklist di questo “Free Energy”. “Nine Clean Nils” e, soprattutto, “Godspin”, vanno a concludere con incisiva regalità un album che si posiziona – senza dubbio alcuno – nella top 10 dei dischi più belli dell’anno. Poco ma sicuro.

I Dummy, in pratica, hanno centrato nuovamente il bersaglio. Senza fronzoli e con dei piccoli inni dreamy travestiti da canzoni. Cosa chiedere di più?