“…e va a finire che ritorno ad essere anche schifosamente romantico.
Questo disco esce il 21 marzo. Il 21 marzo è il giorno della primavera ed è anche il compleanno del sottoscritto. Come ogni mio compleanno mi ruoteranno attorno alla testa i momenti belli e quelli più angoscianti della mia vita. Stavolta però non dovrò fare nessuno sforzo per farli comprendere agli altri. Sarà  già  tutto imprigionato dentro “Everything All The Time” dei Band Of Horses, gruppo che nasce dalle ceneri dei malinconici Carissa’s Wierd.

Il duo, composto da Ben Bridwell e Mat Brooke, dopo un estenuante tour in supporto agli Okkervill River riesce con l’aiuto di Phil Ek, a chiudere dentro 10 canzoni l’armonia del sogno più bello della vostra esistenza. Nei momenti intimi del disco sembra quasi che Wayne Coyne vi sussurri in un orecchio la sua morbosa attrazione astrale per le lumache spaziali, altre volte tornano alla mente le atmosfere sonore dei primi Marcy Playground, in tutta la loro disarmante e stupenda orecchiabilità . “Wicked Gil” ha negli stop-and-go e nel ritmo incalzante gli affilatissimi rasoi new wave dei migliori Strokes e “The Funeral” è semplicemente la canzone più importante che gli Arcade Fire hanno dimenticato di inserire nel loro (casualmente omonimo) debut.

Quest’opera indie è il miglior seguito possibile di “Let Go” dei Nada Surf. E’ la lettera a vostra madre che non avete mai avuto il coraggio di scrivere. E’ l’ immagine di un fiore riflessa in uno specchio d’acqua ghiacciato. Questo disco siete voi da bambini con le ginocchia sbucciate e la fronte sporca di terra. Flashback triste e sbiadito: “I Go To The Barn Because I Like The”…” ossia immagini al ralenty immerse nell’acqua cocente del Mar Morto.

Io, per quanto mi riguarda, sto per compiere 24 anni e recentemente ho addirittura tagliato i capelli (!), mentre la barba si allunga incessantemente. Il mio pallore ha raggiunto spettrali livelli di allarme che non toccano più solamente le preoccupazioni generali dei parenti di primo grado ma vanno ben oltre. Non m’importa. Ascoltando queste canzoni sognanti io semplicemente non esisto più e forse mi sento anche quasi in pace con me stesso. So che è solo una piccola illusione gassosa ma va bene anche così.

Credit Foto: Christopher Wilson