A volte quando fai musica non conta dove sei nato ma ciò che senti di fare e di esprimere. Probabilmente è questo il caso degli Essex Green, progetto parallelo del chitarrista dei Ladybug Transistor che ha base alla grande mela, ma che possiede più di un legame con un certo pop di matrice britannica. Arrivato alla terza prova di studio, il terzetto newyorkese ha sfornato un disco che gioca a fare i Belle and Sebastian dei primi tempi, mescolandoli con gli Hidden Cameras e un certo tipo di indiepop alla Shins. Quello che ne esce fuori sono dodici popsongs molto ben riuscite, anche grazie ad una formula che alterna voce maschile e femminile permettendo ai brani di assumere sfumature diverse di volta in volta.
“Cannibal Sea” è un disco assolutamente consigliato a chi ha affinità con un certo sound melodico tipico di certe produzioni d’oltremanica, ma non solo: infatti, come a voler ricordarci da dove vengono, i tre ragazzi spesso fanno incursione in territori folk-rock tanto cari a band storiche come i Byrds. Per cui si passa con facilità dalle tastiere sintetiche di “Penny & Jack” al country di “Rue de lis” oppure al folk ubriaco di “Rabbit”.Alla faccia di tutte le etichette possibili, questo disco sfugge ad una precisa catalogazione ma striscia e si insinua in ogni piccola sfumatura della struttura pop classica. Inoltre, nonostante la varietà di fonti da cui gli Essex Green attingono la loro musica, “Cannibal Sea” è decisamente un lavoro che comunica una grande coesione di fondo, e che non stanca una volta arrivati alla fine del disco. In poche parole procuratevelo in qualche modo,anche se probabilmente quasi nessuno se ne accorgerà dalle nostre parti, ed è un vero peccato.