Punti di vista, deviazioni prospettiche o semplicemente posizioni speculari. Prendete l’ultima canzone di questo disco, che inizia con una chitarra acustica ed una voce profonda, poi attaccano gli altri strumenti che sfumano poi in una lunga coda di chitarra elettrica per più di nove minuti complessivi di brano. Beh, potreste considerarla la traccia più interessante della scaletta o il punto debole del disco. Personalmente amo la forma canzone più o meno classica, per cui tendo ad optare per la seconda strada, e del resto sono felice di essermi imbattuto in questo lavoro e nelle sue sonorità eleganti. I Tanakh sono la creatura del musicista Jesse Poe, uno che ha trasformato le sue influenze post rock e le sue destrutturazioni sonore in favore di un’ approccio più diretto e fruibile, in cui numerose influenze convergono in un suono estremamente elegante e ricco di sfumature.
C’è molto folk in questi solchi, una bella dose di blues e qualche influenza jazz che delineano l’andatura di una manciata di brani cantautorali assolutamente affascinanti. Traccia numero due, “5 AM”, brividi quando le corde dell’acustica sono pizzicate e la voce soffusa si racconta, e dietro delicati suoni di fiati danno profondità ad un suono rarefatto e soffice come una carezza. Capolavoro. Le stesse soluzioni le ritroviamo qualche brano più in là , nella notturna e suggestiva “like i used to”, per il resto gli arrangiamenti sono più ricchi, ed assieme alle strumentazione classica chitarre-basso-batteria troviamo sempre degli archi o dei fiati mai invasivi, in una sovrapposizione di suoni sempre molto equilibrata. Non folk nudo e crudo, ma qualcosa di leggermente più complesso, come un Mark Lanegan meno alcolico ma anche meno trascinante.
Pregio e limite allo stesso tempo, in lavori come questo è l’estrema cura dedicata ai suoni e alla struttura stessa delle canzoni, come se niente fosse stato lasciato al caso o al puro istinto. E probabilmente per certi tipi di musica questo non è sempre un bene. Ma poi, come detto all’inizio, è una questione di punti di vista o deviazioni prospettiche, quello che è certo è che qui ci sono una serie di ballate notturne a tinte fosche che potrebbero facilmente sedurvi. E alla fine comunque si ritorna a quell’ ultima traccia, alla coda di chitarra elettrica e alla sensibilità di ognuno di noi, che come nei ricordi potrebbe farci proprio partire da li, dalla fine di tutto.