Mi volevi molto educato? Ma ti avverto che sei anni, con un passaporto da rifugiato sovietico, hanno fatto di Michael Idov un bastardo: non crederai alle tue orecchie! Parlerò di te, parlerò di lui, parlerò del tempo in generale…gli vorrei dare un calcio nei denti, per vedere l’effetto del sangue sulla sua faccia di merda; per vedere se riporta indietro i giorni migliori. E’ dalle medie che non faccio a pugni – forse l’errore più grande della mia vita, dopo te ovviamente; e l’odio covato da allora si è trasformato in un sentimento senza oggetto: odio semplicemente quello che le cose sono diventate.
Tu invece sei sopravvissuta; hai preso le tue cose e ti sei trasferita in un nuovo posto. Anche se, negli ultimi tempi, non eri più la ragazza che avevo conosciuto, quella con cui mi vedevo – se vedersi si può chiamare quella chiavata piena d’odio contro il muro della metropolitana – non c’è niente in questa casa che non possa essere ricondotto a te. Eppure, ho imparato che non c’è niente che non possa essere sostituito da qualcos’altro.
Mi è costato arrivare fin qui, dai Balcani a Brooklyn; e tu non rovinerai tutto. Ho seguito le orme di quanti mi hanno preceduto: di Nick, del glam e del miglior krautrock intriso di rabbia e disperazione, del blues di Tom, per arrivare ad una strada tutta mia, che mi rende orgoglioso delle mie sconfitte, orgoglioso di essere un perdente. Ho scavato dentro me stesso e ho trovato gli echi della mia giovinezza: dalla new wave Anni Ottanta (“A Civilized Thing”) ai monologhi alla Jarvis Cocker (“Social Call”), dai riff argentei delle chitarre (“My Intended”) all’onnipresente malinconia di Nick (“November Third”), mischiati alla mia infanzia nell’Est, alle discussioni su Foucault, alla mia voce baritonale che masticava amaro, a tutto quello che rendeva più tragica la mia triste e decadente esistenza europea. Qualcuno dice che ho compiuto il passo che i Depeche Mode fecero ai tempi di “Songs Of Faith And Devotion”; quello che molte band, che si ispirano alla new wave, probabilmente non faranno mai. Dite quello che vi pare: eppure mi sembra – a volte – di cercare soltanto d’ingannare il tempo che ormai è passato; come una voce che non ha suono; che può intrattenere, senza sbalordire; in attesa dell’annichilimento globale.