Will Oldham ormai è una certezza, non è difficile immaginarsi ogni suo nuovo disco alla vigilia della pubblicazione, e in effetti la cosa toglie il gusto della sorpresa , per cui non è che mi trovassi a spasimare nell’attesa di questo ascolto. Però a volte si dimentica che quella certezza di cui sopra riguarda anche la qualità sempre molto alta di ogni suo lavoro, e “The Letting Go” non fa eccezione. Ad un ascolto approfondito ti rendi anche conto che c’è qualcosa di nuovo nelle bucoliche atmosfere di queste composizioni, e probabilmente le suggestioni di una terra come l’Islanda, dove si sono svolte le registrazioni, hanno fatto la loro parte.
Quasi tutto il disco è giocato sull’intreccio di voci con la bravissima Dawn McCarthy dei Faun Fables che dona un tocco di delicatezza ed eleganza alle armonie di ogni singolo pezzo, a cominciare dall’iniziale “Love Come To Me”, sicuramente il brano migliore di tutto il disco piazzato li come a dire ecco, qui c’è tutto quello che troverai tra questi solchi: chitarre acustiche, un’utilizzo massiccio degli archi e atmosfere di una monolitica delicatezza che possono davvero incantare.
Non so se in futuro Oldham potrà più fare a meno della splendida voce della White , che talvolta sembra venir fuori da una festa tradizionale medievale, trascinando l’ascolto con un cantato ancestrale e ricco di suggestioni come nella title track e in “God’s Small Song”. Emozioni sospese sul vuoto, che talvolta hanno il sapore della polvere dei campi di cotone assolati del centro dell’America, mentre altrove sono bagnate dalla fredda e umida pioggia dei cieli nordeuropei. Non resta che afferrarle tutte, una volta inserito il disco nel vostro lettore, perchè ancora una volta il ‘prevedibilissimo’ Oldham ci ha sorpresi senza effetti speciali, ma con la classe e la sicurezza propria di chi, in un futuro nemmeno tanto lontano, potrebbe essere considerato un classico dei nostri tempi.