L’entusiasmo che ha posseduto un paio d’anni fa Erlend e Eirik nella composizione di “I’d Rather Dance With You” sembra non essere affatto sopito. Questi Whitest Boy Alive sembrano infatti lo spin off di quella idea danzereccia, già così estranea al classico repertorio dei Kings Of Convenience.
Esploso questo vaso di Pandora, che probabilmente aspettava solo sommessamente di essere scoperchiato, messe poi da parte le esperienze electrosperimentali, il nostro red-nerd à’ye, al momento di stanza a Berlino, trova nuove ispirazioni e si propone con una band di conterranei nordici e un nuovo side project: il risultato è un compendio di contaminazioni (Notwist, Police, Blue Nile, Freddy Mercury) tutte sempre e comunque dominate da un sincopatissimo beat downtempo.
Il basso è infatti vero protagonista delle 10 tracce, che rimarca costantemente come sia effettivamente lui la vera spina dorsale dell’album.
Non vengono in ogni caso rotti definitivamente i legami con il repertorio coi Kings, tanti riferimenti brulicano, ma è la nuova rielaborazione che rende gradevole e delicata l’opera che scorre piacevolmente e invoglia quasi alla riproduzione in loop.
Accelerazioni perfettamente centrate nel pentagramma non annoiano mai: niente di impegnativo e sofisticato, sia chiaro, ma ottimo sottofondo per la lettura o per un viaggetto notturno.
Il progetto, probabilmente destinato a non avere un seguito, è intrigante e ben prodotto, sicuramente non originalissimo come già rimarcato, ma mai stucchevole.