“Into the Aorta” è un inno alla fantasia. Non trovo modo migliore per definire il lavoro dei Sant’Antonio Stuntmen. La verve creativa che queste nove tracce sprigionano lascia spiazzati, quasi interdetti, sicuramente affascinati. Nessun mestiere è più indicato dello stuntman per combattere e sconfiggere la noia della routine quotidiana. Con i Sant’Antonio Stuntmen da Padova siamo di fronte a dei temerari di prima categoria. Non impiegati delle scontate malinconie indie, non ambasciatori di stanchi revival, ma furiosi iconoclasti senza pietà per orecchie delicate.
Prendiamo la desolata provincia padovana, i suoi campi e i suoi capanni, la sua semplice, monotona e impenetrabile quotidianità . Associamola ad un mercato discografico ottuso e obsoleto, soggiogato alla routine dei soliti noti e alla incapacità di trovare canali di diffusione ben visibili a tutti. Quali premesse migliori per una sana e irriverente risata in faccia (Superdeathbrutalgrindskifosilimbo) da cui sprigionare un rock energico ed ardito?
La ricetta che seguono i Sant’Antonio per questo lavoro è come quelle di una volta, quelle delle nostre nonne, che da bambini e tuttora ci mandano in estasi, quelle che mescolano i loro ingredienti con passione, semplicità e originalità . In “Into the Aorta” alla potenza noise’n’roll dei Jinx e dei One Dimensional Man, che mostrano come quello degli Stuntmen sia un sound tutto italiano, si accompagna più sottilmente l’imprevedibiltà degli Arab on Radar (Ruzene), la dissonanza armonica alla Sonic Youth (A-ah-ha), e la ricerca di intimità tipica dei Dinosaur Jr. (Caene) che impreziosiscono questo lavoro senza mai incidere sulla coerenza e sulla linearità dei brani. Ai Santi va il merito di aver lasciato scorrere la musica in modo diretto e imprevedibile.
Frastornanti e melodici, sprezzanti del mondo sommerso in cui agiscono e mietono proseliti, il quartetto padovano getta le basi per un futuro tutto da costruire e migliorare. Un viaggio nell’infezione sonora raccontato con la grinta e la sana ironia di una band che, già dal nome, dimostra la sua capacità di stravolgere e reinterpretare, cogliendone il più intimo significato, le proprie radici e le proprie influenze. La chiave ironica e dissacrante che pervade “Into the Aorta” si incastra alla perfezione con l’immagine che la band trasmette attraverso il packaging del disco, il sito internet e soprattutto il live-set. Del resto l’ossimoro “rock italiano” deve cercare legittimità attraverso coerenza e originalità . Se per una giovane indie-band, slegata da logiche di mercato, è un dovere perseguire la prima, non sempre si hanno capacità e creatività per adempiere alla seconda.
I Sant’Antonio Stuntmen hanno dalla loro una invidiabile scorta immaginifica nella composizione di testi e musica. L’unica sfida interessante e utile che gli si può lanciare, per le dinamiche nostrane, sarebbe esclusivamente quella di vederli alla prova con liriche in italiano. Intanto godiamoci questo Into the Aorta e lasciamoci stupire dalle infinite risorse dell’underground”…e proprio vero che l’Italia è un popolo di poeti, SANTI e navigatori.