Di colpo apre gli occhi, non ricorda cosa stava sognando. Si guarda attorno confuso. Mette a fuoco le ombre ed i contorni si fanno definiti. E’ buio. E’ camera sua. Respira profondamente e si alza per andare a bere. Passando nel soggiorno scosta le tende e guarda fuori: oltre la veranda, nel giardino, l’erba tagliata da poco si è congelata e brilla alla luce della luna. E’ arrivato il freddo, finalmente. C’è un silenzio pacificante. Sbatte una porta. E’ il vicino che esce di casa, con fare furtivo si incammina per il viale sputando nuvole di vapore. Chissà dove va a quest’ora. Le foglie cadute galleggiano su pozzanghere scure. Mentre si dirige in cucina gli viene in mente una canzone ma non si ricorda le parole. Deve cercare di pensare a cose allegre. Sono le 6. Non vale la pena tornare a dormire. Mette su un caffè. Sorride notando che ha preparato la solita moka da due, poi gli viene un po’ da piangere. Com’è che faceva quella canzone? L’ultima volta che l’ha vista era sul bus che andava in città , leggeva una rivista di moda, lei non l’ha notato. Lui ha frenato. Ha girato la bici ed è tornato a casa.
Si è finito tutto il caffè, anche volendo ormai non riuscirebbe più a dormire. Un brivido gli corre dietro la schiena. Si alza e accende il riscaldamento, poi torna in camera e prende il maglione che gli ha regalato lei, l’anno scorso, per Natale. Se lo infila. Esce di casa contando i passi, è un gioco che faceva quando era piccolo. Dietro gli alberi il primo spicchio di sole è come se gli ferisse gli occhi. Ha già perso il conto. Sorride e si guarda intorno sperando che non ci sia nessuno. Se gli chiedessero come sta non saprebbe cosa rispondere. Poi gli torna in mente quella canzone. Ora si ricorda, è un pezzo dei Mountain Goats. E’ stato Sebastiano a parlargli per la prima volta di loro. Sebastiano passa intere giornate a fare ricerche su Internet e a scaricare tonnellate di mp3. E’ un gruppo abbastanza sconosciuto, un piccolo culto sotterraneo, gli aveva detto, ma se ti sono piaciuti i Neutral Milk Hotel quasi sicuramente ti piacerà anche questo disco.
Inizialmente in verità non gli era sembrato un granchè ma poi continuando ad ascoltare, le canzoni gli si erano come incollate al cuore ed oltre alla voce tagliente ed alla chitarra acustica aveva cominciato a fare caso anche a tutti gli altri suoni che stavano sotto, come trattenuti: alle gocce di piano, agli archi, ai riflessi di batteria ed aveva pensato che erano come odori che si sprigionavano a poco a poco un po’ come quando bevi del buon vino con qualche tuo amico che si improvvisa grande intenditore e comincia ad ammorbarti con tutte quelle storie che il vino è come una creatura viva eccetera eccetera, tu bevi e pensi: prima o poi la smetterà .
John Darnielle ha un po’ la faccia da sfigato ed i capelli come Jim Carrey in “Scemo e più Scemo”, ne aveva visto una foto sul sito del gruppo, ma bisogna riconoscere che sa scrivere canzoni veramente toccanti, intime e confortanti . Fa un cavolo di freddo. Chissà se Sebastiano si è scaricato anche l’ultimo dei Mountain Goats, è uscito da circa un mese, quando torno a casa gli mando una mail.
Se non sbaglio è il decimo disco in poco più di dieci anni di carriera. E’ veramente strano che non ne avessi mai sentito parlare prima, ma forse è bello così: un piccolo segreto per pochi. Due cani passano rincorrendosi a velocità folle. Anche lui vorrebbe mettersi a correre, invece si stende su un’aiuola, mezzo morto. E’ arrivato il freddo, finalmente.