I treni espresso sono la maledizione del mio tempo. Un tempo che si dilata incessantemente secondo dopo secondo e si espande come un gas nocivo. La cosa che più mi incuriosisce dei treni a lunga percorrenza è la loro capacità di far puzzare tutti quelli che ci sono dentro allo stesso modo. Niente discriminazioni di sorta. Puzzano tutti: ricchi, poveracci, donne, bambini, vecchi e animali. Eccolo il vero livellamento sociale. Ti ritrovi seduto di fronte a un’affascinante ragazza di colore e immagini per un secondo come sarebbe la tua vita insieme a lei. Cambierebbe qualcosa? I profumi, tutte le altre sensazioni sarebbero le stesse o la tua percezione del mondo assumerebbe altre sfumature? Guardi fuori dal finestrino. Tiri fuori i dischi che hai dentro lo zaino. I binari a quest’ora devono essere davvero annoiati. T’immergi nella tua mezz’ora di consuetudine al mirtillo. Spuntano i ricci di Albert. L’album di Hammond jr è davvero un bel tuffo indietro carpiato nelle emozioni di qualche anno fa ma suona bene e poi piace anche a mia madre. Ricordo di essere arrivato a questo disco dopo la cocente delusione per gli ultimi due targati Strokes.
Partiamo dal singolo, cioè la canzone che mi ha catturato all’inizio e che mi ha fatto battere il piede a ritmo. Back To The 101: c’è lo spunto di chitarra elettrica che inizialmente fa il verso a quella cazzo di Hilary Duff e al suo singolo distruggi neuroni è vero, però è anche vero che siamo sui livelli di buona musica pop. Musica che Casablancas e gli altri soci ultimamente avevano deciso di incartare come una buona caramella e vendere al supermercato senza considerare che la merce era scaduta da un po’. La batteria suona sempre a metronomo su frequenze altissime. Gli stop and go ci sono sempre e la chitarra sferraglia veloce alla fine del manico. E allora? Allora è l’anima che è leggermente più sincera. Sono le sonorità più ruspanti ed è il blues e i Beatles di “Call An Ambulance” ed è la voce rauca anzi è quel falsetto su “In Transit” prima che parta veloce il basso e quel filo molto tardo sixties di vita sulle strade di New York fino all’alba e”… . Si, la batteria fila bene. La batteria è più presente e sembra venire in contro al tuo stomaco e non picchiettare solo velocissimamente sul charleston. Dal Rosey College in Svizzera a “Is This It”, l’album che ha riacceso più di una speranza in chi credeva a un certo tipo di sonorità . E adesso questo progetto che mischia spunti vintage a una produzione intelligente.
Bravo Jr. Gilet attillati e suono agile. Questo disco è snello. Meno di quaranta minuti, un ritmo dinamico che cambia e una voce che si lascia fare ascoltare piacevolmente e a volte raschia quasi come quella di Kelly Jones. David Bowie nascosto dal pop garage di facile presa e da qualche coretto surf rock. Lou Reed dietro l’angolo e un disco che fa leva sulla chitarra elettrica come strumento portante. Una produzione imbottita di gente cool: Sean Lennon, Ben Kweller, Ryan Gentles (manager degli Strokes), Jody Porter (Fountains Of Waine) eccetera. La mela non casca poi tanto lontano dall’albero. Qui è tutto molto Strokes, ma lo è in una maniera leggermente meno fighetta e più spensierata. Sembra un bel progetto senza troppe costrizioni. Uno di quelli tipo “oh io mi sono scassato alla grande sparisco per due settimane che c’ho da registrare i cazzi miei su un quattro piste (se vi viene in mente Frusciante è più che ok).
Scelgo i musicisti che pare a me e vaffanculo alle bacchette nere di Moretti, alle modelle che Valensi si porta sottobraccio nei pub e alle cinture e ai Rolex di Casblancas“. Basta co sto stile da prima pagina per forza. Suoniamo cose già sentite ma facciamolo con criterio Cristo! Occcchèi basta così. Siete tornati nel vostro ufficio. Io manco a dirlo sono ancora qui sul treno a lunga percorrenza che cerco di impuzzonirmi al meglio la felpa. Voi forse di fronte al computer, immersi nella routine del cazzo che poi con altre modalità , in altri ambienti, con altra gente, è anche la mia. Ma lo sapevate che siete aggrappati ogni giorno al nulla più gelatinoso e trasparente? E io lo so? Antimateria sotto le unghie e melassa nei polmoni. Mah, vabbèh”….almeno adesso sapete che se volete un dischetto allegro da “mettere su” senza pensare a qualcosa in particolare avete un nome preciso. Cospargete tutto con uno strato di pomata al cortisone e fate finta di niente. Tornate a vivere come prima. Continuate a fingere che va tutto bene.