Vedere tutto insieme e non vedere niente. Qualcosa come il perdere la messa a fuoco quando involontariamente si rimane a fissare un particolare, un oggetto, un paesaggio in questo caso sicuramente urbano. Sicuramente notturno, fatto di simmetrie luminose speculari su un asfalto nero e bagnato di pioggia.
Costellazioni asincrone di neon e fari lontani animati con la stessa metrica stanca e rigida con cui le luci delle auto si spostano nel traffico. Cosa avviene nell’universo sensoriale quando si cade in quello stato di ottundimento, mentre la mente vaga fuori dal tempo ed è come se i nervi ottici smettessero di trasmettere al cervello cosciente? Dissociazione dalla realtà esaminando la realtà è un bel paradosso. Se avesse anche un suono credo che sarebbe il suono di “Superheroes Crash”. In un certo senso controcorrente questa nuova prova del duo francese: in un anno dove la glitch-indie-tronica dei suoni umani ha preso il sopravvento quantitativo, l’algido distacco degli OMR coglie quasi in contropiede. Interessante notare che è una ricerca sonora estremamente lucida e precisa quella di Virginie Krupa and Alexandre Bovelli, dove tutto sembra coerentemente e costantemente sostenuto da un alito di gelo che spira dalle drum machine ai sintetizzatori fino a ibernare anche voce, chitarra e basso. Ipotermia emozionale.
C’è la mano illustre di Mario Thaler (Lali Puna e The Notwist) a garanzia di un sound indubbiamente allo stato dell’arte. Il problema è che il distacco inumano di suoni e parole è un arma a doppio taglio per gli OMR, se lasciarsi avvolgere nel morbido gelo di “Superheroes Crash” può essere piacevolmente alienante al momento giusto e nel giusto stato d’animo, è altrettanto vero che sulla distanza si rischia la ripetitività e si perde coinvolgimento.Peccato perchè nelle intenzioni e nei tempi un disco del genere poteva portare gli OMR su delle atmosfere a metà tra Portishead e Depeche Mode. Una bella ricetta che però per lo più rimane solo sulla carta stavolta.