Ci sono un paio di correnti che al momento si stanno imponendo prepotentemente tracciando la rotta per l’indie-music a livello mondiale: da una parte il revival dark-wave che ha come capostipiti Interpol, Editors, Colder e gli appena arrivati I Love You But I’ve Chosen Darkness, dall’altra il maistream scanzonato e giocherellone dei Clap Your Hands Say Yeah e Tapes ‘n Tapes, che nella versione più innovativa vede comprendere anche Yeah Yeah Yeahs.
I cosiddetti indecisi, che con una chiave più maliziosa si possono anche definire ruffiani, ovviamente nel mezzo. Ma in questo caso “in medium” per niente “stat virus”.
La voglia di riportare in auge uno sfavillante trascorso musicale di qualche decennio fa non si sopisce, e come tanti altri anche questi Snowden non si tirano indietro al richiamo. Anche perchè proporsi con qualche mese di ritardo con una release che, scippata del clamore momentaneo provocato dalla scena di pseudo appartenenza, non varrebbe un granchè, potrebbe essere letale.
Anche per la dinamicità di gusti e di movimenti attuali, ma se in aggiunta non si hanno nemmeno le palle la frittata è fatta.
Pescando di qua, pescando di là , ecco bello e confezionato Anti-Anti: se suonato in qualche cd-teca, ad un frettoloso ascoltatore verrà spontaneo pronunciare “toh, il nuovo ciddì dei C.Y.H.S.Y., anzi no, c’è qualcosa di diverso”…no, no, sono proprio loro”…comunque”…vabbè”…insomma”…non male dai!”
Invece è proprio il contrario.
Molto male. Malissimo. Anzi, scarso. Come il voto che riteneva sempre opportuno darmi il mio prof. di educazione tecnica alle scuole medie. Il motivo era semplice: l’impegno c’era, il risultato meno perchè, ragazzi miei, quanto sbavavo sui tratti della maledetta matita quando mi dedicavo a quintale di assonometrie più o meno cavaliere. E qui la questione è la stessa: pochi cavalieri, ma infinite sbavature.
L’unica cosa che resta dopo qualche ascolto è l’eco della continua cantilena lagnosa.
Qualcosa si salva, perlomeno per conferire dignità ad un impegno che suppongo esserci stato prima della pubblicazione e che aveva rivolto il quintetto a cercare di deviare dell’autostrada già indicata e ampiamente trafficata, ma al volante di una una “Trabant” il compito è tutt’altro che semplice.
“Counterfeit Rules” è la traccia “salvatutto”, che ha avuto il merito di convincermi ad ulteriori ascolti per non giungere ad una frettolosa conclusione sulla qualità , abbastanza assente a mio avviso già di primo acchito, ma se non fosse stata presente non avrei mai proseguito col mio carico di fiducia.
La title track è gradevole coi suoi cambi di tempo e “Filler Is Wasted” risulta piuttosto incalzante, ma nel complesso troppo troppo poco per la sufficienza.
C’è ancora tanta strada da fare, e io personalmente non ho proprio intenzione di aspettare i gregari per scelta.
Tasto destro.
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Semplice ed indolore.