The Rakes : “Ten New Message” = The Strokes : “Room On Fire”.
Diciamo che il seguito dell’acclamato “Capture / Release” si può ricondurre a questa inusuale proporzione musicale, non tanto per le pur evidenti similitudini nel suono ma piuttosto per il tipo di “svolta” pop che entrambe le band hanno compiuto con la produzione del secondo album.
L’esordio del gruppo di Alan Donahue era stato segnato dall’incipiente ritorno del post punk e della new wave, generi che i Rakes erano riusciti a conciliare con successo in episodi irresistibili come “Retreat”, “22 Grand Job” e “Work Work Work”.
In “Ten New Message” invece la band londinese vira decisamente verso lidi più pop, smettendo nella maggior parte dei casi gli abiti Art Rock che li avevano portati alle stelle. Un po’ quello che fecero gli Strokes dopo il garage rock di “Is This It”, appunto.
Pur restando inizialmente spiazzati dall’ascolto del nuovo episodio, forse questa nuova direzione non è poi così male come può apparire di primo acchitto. E anzi tutto sommato in questo mare magnum di revivalismi forzati e ricerche di improbabili appeal da art rockers, il ritorno alla semplice tradizione pop potrebbe ( potrebbe”… ) rappresentare la scelta giusta per non appassire in un’eterna ripetizione di se stessi.
L’album si apre con “The World Was A Mess But His Hair Was Perfect”, brano dal titolo morrisseyano ma musicalmente Strokes fino al midollo.
Pezzo pure molto fashion, perchè pare che i Nostri lo abbiano inizialmente composto su richiesta della Christian Dior che lo avrebbe adoperato come soundtrack per una sfilata di Dior Homme”…
L’episodio più riuscito dell’intero lotto i Rakes se lo giocano subito al pezzo successivo, “Little Superstions”, una splendida e soffusa pop-song tutta giocata su un ritornello ultracatchy, linee di chitarra sovente in odor di ballata elettrica e un drumming ridotto ma efficace. Impossibile non ritrovarsi a canticchiarla per giorni e giorni.
Il nuovo singolo “We Danced Togheter” è, insieme ad “On A Mission”, l’unico pezzo ancora orientato alle ‘vecchie’ bordate post punk, laddove la seguente “Trouble” irradia una intro in puro stile Interpol zona “Slow Hands”, “Suspicion Eyes” continua ad inseguire gli Strokes nelle stanze infuocate e “Down With The Moonlight” irradia riverberi Franz Ferdinand. Il resto si lascia ascoltare senza troppi entusiasmo.
Peccato non sia stato inserita “All Too Human”, l’esplosivo singolo licenziato quest’estate sempre via V2 Music. In questo contesto, sarebbe stato il pezzo più convincente di un album decisamente piacevole che non riesce però a colpire nel segno come il suo predecessore.