Siete avvisati, questo disco non ha niente a che vedere con le nuove sensazioni indie del momento. Questo è un disco di due anni fa di puro e semplice country-pop a stelle e strisce, un piccolo e polveroso oggetto riposto nelle profonde soffitte della musica americana. Perchè finisce qui, e proprio ora? Per un semplice motivo: mi piace, funziona alla grande e perchè questi ragazzi sono stati tanto gentili ad inviarmene una copia promozionale dietro mia richiesta. La storia finisce qui, niente percorsi iperbolici, semplicemente una busta chiusa affidata all’airmail degli states.
E sono contento che sia finito sulla mia scrivania e successivamente nel mio lettore. Perchè mi ricorda di quando questo tipo di musica era il mio pane quotidiano, e mi riporta in mente una primavera di qualche anno fa in cui ero davvero felice, e non è poco. Le canzoni sono tipiche pop-rock song che hanno il sapore dei classici e la freschezza radiofonica delle college radio americane. No, niente roba da MTV, state tranquilli, ma un bel po’ di chitarre, ogni tanto violini e strutture melodiche che ricordano molto da vicino i Whiskeytown di Ryan Adams. Malinconia mista a qualche momento alcolico, canzoni equilibrate e testi semplici e diretti che raccontano le classiche storie in cui c’è qualcuno che perde qualcosa o qualcun altro, e non resta che polvere e ossa. No, niente di nuovo da queste parti, e per oggi va benissimo così.