Una volta Conor Oberst girava per le strade di New York unendosi a marce di protesta, felice per non essere morto prima di averla incontrata e rammaricandosi di non avere una macchina fotografica per immortalare quei momenti. Eppure, se l’occhio meccanico non è riuscito a stampare su carta 90X130 quei giorni, l’orecchio di Conor è stato intento ad incanalare quei suoni e a trasporli nel capolavoro I’m Wide Awake, It’s Morning (2005). Sono passati solo due anni dalle vette di Billboard, ma nel frattempo Bright Eyes ha girato il mondo con la sua band (il cui riassunto si può sentire nel live “Motion Sickness”, 2005) e si è permesso pure una raccolta di rarities (“Noise Floor”, 2006).
“Cassadaga”, preceduto in dall’EP “Four Winds”, è il frutto del cambiamento avvenuto in questi anni, quello che segna la fine della “rivoluzione a poco prezzo” degli esordi e ci consegna un “Uomo Medio” travestito da cantastorie.
Nelle 13 tracce dell’album questo mutamento si avverte nella scelta di non precludersi nessuna via di fuga: l’improvvisazione (e l’ispirazione) degli esordi ha lasciato il posto ad arrangiamenti complessi ed eleganti, in cui piano, violino e batteria si dividono equamente l’accompagnamento della chitarra di Conor, arrivando persino ad evocare la forma-concerto della classica (“Make A Plan To Love Me”); le liriche del vissuto – intimo e privato – che si faceva universale hanno lasciato il posto a storie di prostitute (“Hot Knives”) e cantanti country (“Classic Cars”). Se dunque nel disco del 2005 i punti di riferimenti erano Dylan ed il blues, adesso il cantautore di casa Saddle Creek si divide tra il country-folk dell’ultimo Springsteen delle Seeger Sessions (“Four Winds” e “Middleman”) ed il pop classico di scuola americana (“If The Breakman Turns My Way”), in cui abbonda il sostegno di cori e seconde voci.
Un lavoro senza sbavature, che non perde un colpo. Eppure, un po’ci manca quel ragazzo del Nebraska che andava in giro d’inverno con le maniche corte, che faceva pupazzi di neve in pieno giugno e lamentava il fatto che Dio non prendesse mai appunti: di questo – nel presente lavoro – non rimane che qualche debole traccia.