Of Montreal a Roma grazie al “Kick It! Festival”.
La manifestazione promossa dalla stessa Kick It – Snob Production e dal Circolo degli Artisti, ha portato per due giorni una eterogenea ventata di musica di qualità nella capitale: il 16 maggio sul palco si sono alternati i tedeschi Tarwater, i Lo Fi Fnk e, soprattutto, i grandi Of Montreal, mentre il giorno successivo è stato il turno dei Piano Magic di Glen Johnson e di Telefon Tel Aviv. La sera del 16 maggio arrivo al Circolo con leggero ritardo, perdendomi l’inizio dell’esibizione dei Tarwater, duo da sempre dedito a certa indietronica che mi aveva parecchio affascinato in passato ““ specie con il primo loro album su Morr del 2005 ““ ma che negli ultimi tempi mi annoia non poco. Probabilmente loro non c’entrano nulla – dal vivo sono impeccabili nel presentare l’ultimo “Spider Smile”- ma personalmente è proprio il suono della berlinese Morr che non digerisco più, tanto mi pare rigidamente codificato e perciò destinato a divenire “di maniera “troppo in fretta ( pur se continuo ad adorare Lali Puna, Notwist e Isan ).
Fatte queste debite considerazioni decido che il fresco del giardino ed una pinta di Elephant vincono facilmente sui tedeschi ( come ai Mondiali, d’altra parte ).
Rientro nel locale quasi pieno per gustarmi la presunta new sensation chiamata Lo Fi Fnk, ovvero tre giovanissimi svedesi dediti ad un electro-pop molto old skool e piuttosto danzereccio. Look e pose supercool, synth granitici a manetta, bei bassi, laptop, chitarra e batteria fanno muovere la testa della maggior parte dei presenti, stimolati forse più dall’entusiasmo e dalla carica dancey del trio dopo la soporifera esibizione dei Tarwater che dal reale valore del gruppo.
Personalmente, nel genere mi hanno convinto molto di più i To My Boy, adrenalinico duo inglese che ha suonato all’interno della serata “l-ektrica “qualche tempo fa e che licenzierà l’album d’esordio “Messages “a fine giugno via XL Recordings.
Pur se ascoltandoli mi viene istintivamente da pensare che anche in Svezia le braccia rubate all’agricoltura sono numerose, non escludo che i giovani possano avere un buon successo in futuro, specie tra i più giovani, anzi probabilmente solo tra i più giovani.
Altra birra e si arriva al sodo: salgono sul palco gli Of Montreal di Kevin Barnes. Ed è spettacolo vero!
Autori di un pop tutto sommato semplicissimo eppure raramente così intelligente, coloratissimi, retrò, elettronici come dei fricchettoni impasticcati che ballano gli Abba pensando ai Beach Boys, Of Montreal mandano in delirio tutto il pubblico fin dal primo pezzo “Suffer For Fashion “( o era “Sink the Seine “? mah.. ). Barnes si presenta come neo glam da pista da ballo e si muove come un Prince d’annata, il chitarrista indossa delle ali ma ha due basette da far invidia ad un hippy della West Coast e insomma si balla di brutto, si canta a squarciagola quando arriva “Chemicals”, si battono le mani e ci si fomenta a vicenda quando il frontman appare in scena in piedi su di una scala con indosso un lunghissimo abito multicolore per cantare “Gronland Edit”, con quel basso che smuove pure i muri. Date un’occhiata al video per credere.
E dopo l’adrenalina continua a salire con “A Sentence Of Sort”…”, e insomma non si smette di cantare e ballare fino alla fine di un concerto che nessuno, credo, avrebbe mai voluto finisse e che, ad ogni modo, è stato uno dei più coinvolgenti a cui abbia partecipato negli ultimi anni. A fine live l’unica cosa che spero e che riesca a vederli di nuovo il prima possibile, magari incrociandoli in qualche festival estivo, dove diventerebbero di diritto i miei personali headliner. Nell’attesa il giorno successivo mi sono consolato con i Telefon Tel Aviv”…
Credit Foto: No machine-readable author provided. SoWhy assumed (based on copyright claims)., CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons