I Trembling Blue Stars sono forse uno dei gruppi più sottovalutati e misconosciuti del panorama indie. Ed è un vero peccato. Nati come side-project del leader dei Northern Picture Library, Robert Wratten, già ex Field Mice, debuttarono nel 1996 per la Shinkansen e hanno da poco pubblicato il loro sesto album “The Last Holy Writer” per la Elefant.
Per chi non li conosce, il loro stile è assolutamente personale e inimitabile. Volendo trovare dei paragoni forse si potrebbero andare a disturbare i già citati Field Mice o i Mazzy Star o i Mojave 3 o gli Another Sunny Day ma non si renderebbe comunque l’idea.
La loro musica è fatta di ballate pop mixate con eleganti effetti elettronici, voci sussurrate e seducenti. I loro testi, sempre molto intimisti e introspettivi, per lo più tristi e malinconici, si sviluppano su melodie dolcissime cantate alternativamente da sofisticate voci maschili o femminili.
“The Last Holy Writer” non si distacca molto dagli album precedenti. Anzi, non si distacca per niente. Il problema è proprio che i TBS nel corso degli anni hanno osato davvero poco, rimanendo sempre uguali a se stessi, senza mai sorprenderci, senza mai sperimentare, senza mai fare un solo passo un po’ più lungo del solito.
Non voglio parlarne male, perchè è uno di quei gruppi che mi hanno segnato l’esistenza e non potrei farne a meno. Ma è davvero un peccato che non si riesca a scorgere la benchè minima evoluzione in questa band. E’ come se vivessero in una bolla temporale tentando in ogni modo di riportare indietro la loro vita e i loro sogni infranti:
“A song on the radio makes you shiver and want to curl into a ball
Makes you want to be seventeen and forget the future’s shrinking
Life was so open then now it’s closing in
Life was wide open then now it’s closing in
One by one we’ve watched our dreams disappearing”
E’ significativo quindi ciò che canta Beth Arzy in Idyllwild, il pezzo più bello dell’intero album ma non mancano ovviamente anche cuori infranti solitudine, rimpianti e speranze, disseminati ad arte nelle 12 tracce del disco, come la struggente malinconia di The Coldest Sky. Quando arriva November Starlings è come guardare un denso cielo grigio, avere un brivido di freddo per un soffio di vento e poi all’improvviso essere inondati dalla luce del sole che si fa largo fra le nuvole a illuminare il mondo. E tornare a sorridere.
Romantico vero? Forse anche troppo.
Ma i Trembling Blue Stars sono come quelle caramelle dolcissime e zuccherose ma così buone che si appiccicano al palato. Non puoi smettere di mangiarle anche se sai che alla fine starai male e avrai la nausea. Astenersi diabetici e cinici.
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