I Battles sfidano la matematica, vincendola.
Sembra impossibile, ma i Pteromyini, una particolare razza di scoiattoli asiatici, sono in grado di volare. Miracoli della natura che rompe le convenzionali leggi della fisica.
Allora forse resto un po’ meno perplesso se i Battles si trovano a condividere, allo stesso tempo, le etichette di Prog ed Indie. Se ci fermiamo a riflettere un istante, è quasi un’ossimoro (ovviamente non considero i Mars Volta indie).
Le anguille nascono tutte nel mar dei Sargassi, ed è li che si dirigono quando devono riprodursi, arrivando a depositare da 1 a 6 milioni di uova.
E allora che c’è di strano se 4 ragazzi che non si conoscono fra loro, incidono uno dei migliori dischi del 2006 e rischiano di ripetersi nel 2007?
I Battles sono di fatto un super gruppo e ai tempi dell’esordio lavoravano addirittura a distanza. La line-up è composta dall’ex batterista degli Helmet John Stainer, l’ex chitarrista dei Don Caballero Ian Williams, l’ex chitarrista dei Lynx Dave Konopka e Tyondai Braxton figlio dell’ecclettico musicista jazz Anthony Braxton.
I salmoni vivono nel mare, ma per riprodursi risalgono il letto dei fiumi.
E vi stupite ancora, se oggi vi piace un gruppo che fa della matematica la propria filosofia musicale? Una band che solo qualche hanno fa avreste definito quantomeno asettica?
I tempi cambiano e gli scenari musicali con essi, e così accade che il primo singolo estratto da “Mirrored”, “Atlas”, non solo riscuota un discreto successo, ma venga votato miglior singolo della settimana da NME (per quel che conta).
Se paragoniamo gli uccelli ad aerei, i colibrì sono necessariamente un elicottero, se un colibrì avesse le dimensioni di un cigno, dovrebbe avere ali lunghe nove metri.
Alla fine di questa che è a metà fra una recensione ed un report di Piero Angela, la conclusione è una sola. La natuara prende le leggi della fisica, della matematica e del buon senso e le spazza via senza rimorsi. I Battles contro ogni sostenitore della musica istintiva ed impulsiva, realizzano dischi con metro, squadra e gognometro. Episodi per lo più strumentali (qualche campionamento della voce di Toyonday qua e la) cadenziati da tempistiche precise e matematicamente ossessive. Math rock appunto, con qualche venatura “Glitter/Glam”.
Fra una parentesi quadra ed una graffa, sul pentagramma c’è anche spazio per la fantasia. Race Out è il pezzo vagamente stoner che davvero non t’aspetti, “Bad Trails” addirittura mixa stoner, venature doom e ambienti post rock, in “Prismis” arrivano ad ammansuetare sonorità latine. Per non parlare poi dell’intro esplosivo di “Atlas”, il suo svolgimento è storia. Tutto sommato un gradino sotto “Ep B/C Ep”.