Questo disco è come un’ombra sinuosa di una ragazza che elegantemente si muove verso di te. E ti sfiora solamente, con il suo odore dolce che rimane sulle tue mani e sulla tua maglietta. Pochi attimi e svanisce oltre la porta. Non è stato niente ma è come se per un attimo soltanto fosse stato tutto. La teatralità della vita e lo scioglimento dei sensi, sublimati in un istante.
Stordito e affascinato non ti resta che ascoltare le nove composizioni di questo “Rykestrasse 68”, album dedicato al periodo berlinese di questa ragazza apparentemente timida, originaria della fredda Norvegia. Sinuosi acquerelli casalinghi ricchi di atmosfere fumose e antiche, col profumo del jazz e l’originalità compositiva di una Bjork con i piedi per terra. Esperienza fascinosa questo disco, leggermente tortuosa e colma di atmosfere oblique eppure rassicuranti. La voce è delicata, timida e comunque piena, lontana dalla fragilità infantile di Joanna Newsom e perfettamente in equilibrio tra melodia e ricerca stilistica (da brividi la rilettura di Break my body dei Pixies).
Alchimie elettroniche che non hanno niente di sintetico, perchè volte a mescolare qualche campionatura strumentale, ricordano i carillon antichi in cui delle malinconiche ballerine giocavano a rincorrersi in circolo. Ma non c’è quella sensazione di desolata tristezza che quei piccoli marchingegni hanno sempre comunicato, piuttosto si vivono sensazioni intime e tinteggiate di colori caldi. Disco per i pomeriggi pigri e assolati di questi primi scorci d’estate, quando non si ha la necessità di riempirsi le orecchie di suoni fragorosi e ritornelli al caramello. Da ascoltare durante una cena a lume di candela, fuori ad un terrazzo dalle pareti ricche di glicini e bouganville.
Fragile come un fiore e persistente come il suo odore, “Rykestrasse 68” è un viaggio consigliato a tutti coloro che vogliono vivere atmosfere antiche ricostruite con gusto ed un’originalità (post) moderna che ha pochi rivali.