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L’evoluzione del Brit Pop viene dal Canada, ha musicisti che si chiamano Salvatore Ciolfi, Enzo Palermo, Vince Varano, ha un numero spaventoso di “additional musicians, thinkers and noise makers”. Fantastico, splendente, di ottimo umore. Un disco che ha un ottimo umore. Non c’è una-canzone-una che non carichi a molla il cervello imprimendogli una scarica di raggiante serenità . Carica propulsiva, zucchero e tanti ricordi che si perdono dietro a un pop allegro, contaminato, distorto. Un sound potente….un bel muro a mattoni. Chitarre che non badano a finezze di sorta, trombe, violini, gli Arcade Fire e il loro alchemico trambusto, mescolati a dovere all’elettricità ansiosa dei Doves e allo scazzo, all’arroganza giovanile dei primi Supergrass. Una voce che raschia, incede spavalda, marcia sulle vostre frustrazioni senza troppi complimenti e si va a prendere l’ultima goccia di luce su quel cazzo di sole. Un disco con un’urgenza sonora pressante, particolare, semplice eppure ipnotica. “Contemplato, scritto, registrato, finanziato durante un periodo di due anni (che comprendono 20 canzoni, un tremendo blackout e molte tempeste di stagione)” questo disco brucia più dell’estate che vi si addormenta ogni giorno sulla pelle recentemente. Quando arrivano dischi così in redazione non sono contento. Sono estasiato. |
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