Con i 4 euro che mi rimangono prendo un secondo margarita. Il barista – un tizio a dir poco eccentrico, occhiali da sole, camicia a fiori e cappello da cowboy – mi mette due cannucce nel bicchiere: una dritta e l’altra con l’estremità flessibile.
Dei due gruppi che suonano stasera a Orzinuovi, i My Awesome Mixtape sono senz’altro quelli capaci di assumere forme concave e convesse. Soda Fountain Rag, cantautrice norvegese che ha appena concluso il suo set, è quella semplice e rettilinea: una chitarra, un basso, e lei che canta e suona la batteria stando in piedi – cassa e rullante sulle strofe, il charleston per contare il tempo degli stacchi. One, two, twee, four: il pop cristallino di questa fatina di Bergen narra storie semplici come la luce sui fiordi, storie di ragazzi a cui sussurrare parole dolci, delusioni che non trovano lo spazio delle tenebre. Brividi sulla pelle quando prende il divano su cui sono seduto nel giardino del Nosilenz Fest e lo porta su un’automobile che viaggia nelle strade deserte di una notte nordica. La melodia che riempie l’aria è quella di Driving in Your Car: “And I just want to sail away ““ this shit is all because of you / Please keep me company tonight, I know I’d do the same”.
Compro un suo cd al banchetto di MyHoney, mangio un biscotto a forma di cuore e sono pronto per i My Awesome Mixtape. Che genere fanno? – mi chiedono mentre loro preparano gli strumenti sul palco. Non so rispondere, ma quando iniziano a suonare capisco che il problema non è tanto trovargli un’etichetta (electro-pop sintetico con echi di hip-hop scuola anticon) quanto che loro non vogliono inseguire nessuna scena ma soltanto giocare con dei synth, delle basi, una tastiera, un basso, una tromba, una viola.
La sorpresa è che c’è un potere camaleontico inatteso, nei loro pezzi: spariscono i colori estivi della performance al Mi Ami e rimbombano nel subwoofer le note del basso. Sara Taylor si veste di nero, i videogiochi di Amiga rimbalzano opachi davanti a un campanile sul cielo notturno, i protagonisti di The Painter and the Anthropologist sono carichi di tinte noir. Rimangono i cuori rossi di stoffa appuntati sulle magliette a rassicurarci, le facce di Maolo curvo sul microfono, cinque ragazzi giovanissimi che dipingono il sound più innovativo di quest’anno in Italia: non c’è nulla da temere.
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