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Le intermittenze salvano le giornate. Così come uno strappo, una finta, un gioco di gambe fulmineo sovvertono le sorti di una partita che stancamente si va arenando su uno scialbo 0-0. Le intermittenze come intuizioni geniali, improvvise, attimi rubati allo scorrere incessante. La Scandinavia è piena di intermittenze, lì rimarranno per sempre giovani, altro che Bob Dylan. Se c’era bisogno di un’ulteriore conferma a questo assunto ecco che si fanno avanti gli “I’m from Barcelona” direttamente dal Paese più pop del globo terracqueo: la Svezia; più che un gruppo, sono una ‘comune’ musicale composta da ben 29 elementi, capitanata dallo stralunato Emanuel Lundgren, che nel giro di poco più di qualche mese è entrata per sempre nel cuore di chiunque li abbia ascoltati. Ed il motivo è facilmente intuibile: deliziose canzoni caramellate, circolari nell’incedere, colorate da pastelli verdi, azzurri, rossi, rosa, piccole cose, un battito di mani e quell’aria da appartamento per fuorisede in piena confusione rendono il tutto scanzonato ed amabile. Dicono che per sopportare lo stress della vita moderna, dei rapporti interpersonali che languono come barche tirate in secca, il consumo degli antidepressivi sia in vertiginoso aumento così come l’utilizzo di cocaina e di altre sostanze stupefacenti. Il problema, come al solito, sta nell’approccio indifferente e superficiale alle cose della vita, primo fra tutte l’ambito musicale; sfido chiunque a non uscire sollevato e sorridente dall’ascolto di quest’album solare e leggero. Anche perchè se nel mezzo ci trovi un pezzo come ‘Treehouse’ ( a proposito, correte a vedere la spettacolare versione da osteria su Blogoteque) la vita, almeno per i cinque minuti della canzone, non potrà sembrarvi ancora un muro grigio contro cui sbattere la testa. Una melodia tanto travolgente quanto semplice, una storia che ha dell’assurdo ma mica tanto, cori e trombette, per ritrovarti abbracciato a chi ti sta a fianco nel saltare ubriacato dall’atmosfera giocosa e lieve, insomma una vera meraviglia. Per non parlare di quello che per me dovrebbe essere l’inno della mia Nazione, si insomma, quella che un giorno creerò e governerò. Altro che “La Marsigliese”, “Good Save The Queen” o “Inno di Mameli”; ve li immaginate i calciatori della nazionale che si abbracciano sulle note di “We’re from Barcelona”? Poche note di tromba per introdurre la canzone-manifesto del gruppo, un caleidoscopio di colori e reminiscenza hyppie, il tutto frullato e condensato nella sagace forma della canzone pop perfetta da tre minuti. Potrei ora dirvi che ci sono numerose collaborazioni, a partire dalla migliore e cioè quella con i “Loney,Dear”, o potrei raccontarvi di quanto sarebbe bello fare una festa con questo disco di sottofondo, ma lo stress di cui prima mi ha logorato. Ora mi prendo un bicchiere di thè ghiacciato, me ne vado sul balcone e mi riascolto Emanuel e soci. Vi consiglio di fare la stessa cosa. |
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