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Lo ammetto, i Wilco di adesso non sono più tra le mie band favorite di sempre, forse un pò adagiati su una formula alt-country che ha perso smalto e ispirazione. D’altro canto c’è tanta gente che pensa il contrario e che resta ancora incantata dalle canzoni di Tweedy e soci. In fondo il mestiere e una gran classe non manca loro, e li ringrazierò a lungo per lo splendido concerto del Primavera Sound a Barcellona. Ma adesso preferisco la creatura di quella che fu l’altra metà creativa degli Uncle tupelo assieme a Tweedy: i Son Volt di Jay farrar. Su queste pagine un paio di anni fa si parlò dello splendido “Okemah adn the melody of riot”, e tocca dirlo subito, questo “The search” non ne raggiunge le vette ma si assesta su un buon livello compositivo, fresco e accattivante. Stupisce l’andamente festaiolo di “The picture”, che fa un massiccio uso dei fiati, discostandosi proprio per questo dalla cifra stilistica della band. Però funziona alla grande, e non nascondo di aver premuto molte volte il tasto repeat del mio lettore per riascoltarla ancora. Il resto è storia nota: southern rock, chitarre efficaci, distorsioni mai portate al limite, qualche ballata davvero commovente (“Adrenaline and Hersey” e “phospate skin”) ed una voce leggermente nasale che non stufa mai. Questo disco è esattamente come la torta al cioccolato della nonna, nel senso che la conosci a memoria e sai già le tue papille gustative a cosa andranno incontro. Eppure ti stupisci sempre e te la godi ogni volta davvero con gusto. Si, di quello che furono gli Uncle Tupelo, la creatura di Farrar è quella torta che non potrebbe mai deludermi. Il posto sicuro dove affondere le mie orecchie e i miei sensi per assaporare le sue fragili storie di frontiera. |
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