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Questo disco, come il precedente Cripple Crow, non è un disco di Devendra Banhart ma dei Devendra Banhart. Non più una produzione uscita fuori dalle mani di uno strano barbuto omino filiforme ma da una famiglia di personaggi eclettici, nottambuli, casinari e appassionati di musica. Capaci, soprattutto, di buona musica. Un disco corale, di un gruppo molto più rock di molte altre band che nel nome del rock salgono su un palco, continuano a sfasciare imitazioni di stratocaster contro gli amplificatori e sanno suonare solo un paio di accordi. Dentro “Smokey” c’è un pò di tutto, come al solito e farne l’analisi grammaticale sarebbe un peccato che porterebbe via dalle vostre orecchie molte belle sorprese. Sonorità anni settanta imbevute di alcohol e un voce a volte compressa, poi invece eterea, quasi surreale, a unire molte e molte strade che partono dal rock, toccano momenti gospel e si buttano a capofitto nuovamente nel territorio che gli è più consono: il folk. Un folk che parla moltissime lingue (tra cui, stavolta, anche il portoghese) e che spesso diventa poesia. Bastano solo tre accordi, ma stavolta col pianoforte o con una chitarra acustica e quelle ormai note nenie dolcissime, sussurrate in maniera perfetta e tutto vi ritorna familiare. Questo è il vero rock’n’roll. Anche se non lo è. |
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