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I Canadians sono il tipico esempio di band preceduta dalla propria fama. E certo, si parla sempre di circuiti di nicchia dalle nostre parti, non di musica adatta alle platee festivaliere o alle compilation estive. Però se ne faceva un gran parlare, come si legge dalle note biografiche:” Nel 2006 partecipano e vincono l’Heineken Jammin Contest ad Imola.”, e poi “Sempre nello stesso anno vengono citati su NME, primo gruppo italiano a comparire nella rubrica NME Breaking Bands, e vengono ospitati nel programma tv statunitense Project Myworld”. Insomma delle credenziali niente male, soprattutto perchè fino ad ora avevano all’attivo un solo Ep “The North Side Of The Summer” del 2005. La Ghost record brucia tutti sul tempo e sigla con loro un contratto discografico che ha appena licenziato questo “A Sky With No Stars”, atteso dal sottoscritto con una certà curiosità , soprattutto dopo averli visti ed apprezzati dal vivo al Six Days Sonic Madness lo scorso luglio. Preferisco fugare ogni dubbio: questo disco è una delle cose migliori ascoltate in questo 2007, non solo in ambito italiano, anche perchè l’aria che si respira in queste canzoni è decisamente legata al pop rock americano delle college radio e a quella corrente emo propria di band come i Weezer. L’ascolto è piacevole ed immediato sin dalla prima volta, grazie a brani accattivanti e zuppi di melodie, e ad una produzione, di Matteo Cantaluppi davvero impeccabile. I suoni di chitarra sono pulitissimi, i volumi perfetti e tutto è calibrato al millimetro senza risultare iperprodotto: praticamente proprio il suono che dovrebbero avere dischi come questo. Gli undici brani in scaletta potrebbero essere altrettanti singoli, e se proprio dovessi sceglierne qualcuno potrei citare le energiche “15th of august” e “last revenge of the nerds”, oppure la più languida “Venus”. Omaggio all’estate e alle romanticherie ad essa annesse e connesse, raccontate con testi semplici ed efficaci che non risultano banali, canzoni da ascoltare con gli occhi al cielo e con il cuore pieno di piccole speranze e la pelle accarezzata da un fresco vento notturno. Musica dai colori sgargianti e non abbaglianti, una grande sorpresa per le orecchie del sottoscritto, sempre più esigenti in questi territori pop-rock. Niente di nuovo sotto questo cielo privo di stelle stanotte, però i Canadians non hanno davvero niente da invidiare a band più blasonate che imperversano negli ipod dei ragazzi californiani. Con questo disco innamorarsi con leggerezza sarà molto più facile d’ora in avanti. |
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