E domani addormentati con me. Fatti straniero così che possa riconquistarti, ma non perdere mai lo sguardo che hai ora. Nel fulgore del mattino avvicinati misteriosa e decisa. Fatti a me danzando nella nebbia, avvolta nel tuo cappotto grigio, con le mani a tenere chiuso il bavero sulla gola. Niente rossetto, solo un filo di eyeliner per recintare le due azzurrità incandescenti. Mica ce la fai a trattenere la malinconia che urla dentro come una bestia feroce? Lo vedo, che credi? Le opposte direzioni dei venti. Da dove soffiano? E’ difficile dirlo se non ti fermi a sentire. Ti ricordi com’era a diciasette anni? Bruciavi di vita, non stavi ferma un attimo. Eri come le bacchette di un batterista, guizzavi a destra e a sinistra. E sorridevi, sorridevi sempre, mostrando la tua bocca ampia e i denti sani e bianchi allineati come un plotone d’esecuzione nell’attesa di un paio di labbra da sottomettere.
Diciassette anni. Tutto va a doppia velocità , se rallenti sei tagliato fuori da tutto per sempre. Lo sapevi che tra le montagne, nelle conche naturali si formano laghi meravigliosi? Sono splendenti di luce, così azzurri che giocano a rincorrersi col cielo, e sono calmi, infondono una quiete immensa in chi li guarda. Ma sono anche così soli, abbandonati ed occasionali. Da un momento all’altro potrebbero sparire, evaporare, scivolare a valle, lentamente. Le vette delle montagne, sgombre dalla neve, sembrano sculture. E lo sapevi che i Jeniferever hanno fatto un disco stupendo, un gioiello accecante? Lì ad alta quota, tra cime nude e roccia aspra e dura si ferma spesso Kristofer Jonson per respirare tutta la grandiosa potenza degli elementi e la loro grazia nel porgersi ai sensi umani. Musica indefinibile, che ha come base di partenza un’attitudine post-rock, con avvolgenti orchestrazioni e sinfonie travolgenti, ma che tinge il suono con venature oscure prese a prestito da atmosfere rarefatte tipiche ad esempio degli I Love You But I’ve Chosen Darkness, col valore aggiunto della voce di Jonson, così ferma e decisa mentre, folgorata di gioventù, declama e canta parole tinte di nostalgia e di grandiosità che si dileguano.
Saliscendi emozionali, a cui solo certe Esplosioni nel Cielo ci avevano abituato, lasciano spazio al silenzio e ad occhi attoniti ogni volta che una canzone finisce, perchè le detonazioni ancestrali spazzano via ogni commento umano. La vittrice ira dell’onda sonora del gruppo di Uppsala non lascia scampo, accarezza, trascina via come nella splendida “Opposits Attract” sigillo finale ed apice assoluto di “Choose A Bright Morning”. Due caprioli si arrampicano agili e sicuri sul pendio difronte. Un rapido sguardo all’intruso prima di ripartire tra ghiacci che si sciolgono e rocce scoscese. La natura ha i suoi tempi e le sue regole e certe cose non si possono spiegare se non le si vedono. O forse racchiudere il sole che sorge lento ed imperioso mentre arrossa la vallata nei 7 minuti di “The Sound Of Beating Wings” non è un sogno, ma spettacolare realtà sonora (e visiva se chiudi gli occhi).
Tra l’incredulità di un pezzo come “Marks” vero e proprio cantautorato post-rock ed una glaciale “Winter Nights”, il magico dischetto esaurisce la sua folle corsa nell’hi-fi. Ma non ha importanza. Oggi ho scelto, ho deciso dove guardare: verso il giorno splendente dorato e circonfuso dalla musica dei Jeniferever.
2. Swimming Eyes
3. Alvik
4. A Ghost In The Corner Of Your Eye
5. Winter Nights
6. The Sound Of Beating Wings
7. Marks
8. Magdeleno
9. Opposites Attract
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Recensione “SPRING TIDES”