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Sono allergico alle etichette, specialmente quelle pretenziose come “avant-pop”, “avant-folk” ecc. Ammetto, però, che non c’è termine migliore di “folktronica” per definire la musica dei Tunng, così attenta nell’equilibrare perfettamente il folk acustico e l’elettronica minimale. “Good Arrows” è un disco molto delicato e misurato, non certo etereo come le soluzioni degli islandesi Mùm , però da la netta sensazione di trovarsi tra le mani un oggetto fragile, artigianale e genuino. Merito di un grande senso della misura nel mescolare strumentazione folk , strumenti giocattolo e un’attitudine elettronica glitch ed essenziale. Non disdegnano i passaggi più solari come la divertente “Bricks” o l’incedere quasi da indie-marcetta di “Bullets”, ma il cuore del disco è il risultato di un mix tra soluzioni malinconiche alla Adem e paesaggi sintetici alla Dntel. Il tutto forse è fin troppo equilibrato e distante dalla possibilità di un profondo coinvolgimento, ma le composizioni sono sufficientemente fantasiose da stimolare le orecchie dell’ascoltatore. Un disco che si lascia ascoltare, e forse questo potrebbe essere per molti di voi quanto di peggio su questa terra,io dico invece che almeno una possibilità i Tunng la meriterebbero, anche solo per la bravura nel miscelare soluzioni sonore così agli antipodi, senza eccedere in personalismi fini a se stessi. Musica essenziale, piacevole, ma non irrinunciabile. C’è davvero di peggio, credetemi. |
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