Quello che mi butta giù sono i rapporti interpersonali e le loro difficoltà . Quello che mi spezza in due è l’impossibilita ad andare avanti senza inciampare, avendo il coraggio di dirsi le cose in faccia. Potrei stare a guardare il soffitto sciogliersi e crollarmi addosso, ma questa volta ho la medicina per guarire. Ho bisogno di questo disco molto spesso, per ingranare la marcia giusta, per incamminarmi nella mia giornata o per andare a letto meno scontento. Ho bisogno di iniettarmi queste canzoni direttamente nel sangue e risvegliare i miei neuroni depressi e demotivati.
Erano almeno due anni e mezzo che aspettavo il nuovo lavoro di Jens Lekman, proprio per vedere come avrebbe suonato con una band vera e propria, con qualche mezzo in più, visto che il primo disco non era altro che una raccolta di canzoni ripescate dai cassetti della sua cameretta. L’approccio non è poi tanto differente nemmeno qui, perchè si preferisce sempre una produzione abbastanza lo-fi, anche se il tutto risulta molto più coeso. Ad un primo ascolto si può essere leggermente frastornati da quello che ogni canzone ci sputa addosso: melodie acustiche, pop orchestrale, campionamenti di vecchi vinili, attitudine soul, armonie agrodolci ed esplosioni sonore carnevalesche e abbaglianti. Ad un certo punto ti fermi e dici: “no, forse tutto questo è troppo”, ma poi lo rimetti nel lettore e scopri che non c’è niente di sbagliato. Le canzoni poi ti si incollano addosso, e tu che sei schiavo della melodia inizi a consumare il disco in ogni dove: a casa, nel tuo ipod, in auto, e soprattutto nella tua testa per schiacciare i fantasmi della quotidianità . Come potrei non amare qualcuno che scrive una canzone dedicata alla sua parrucchiera? (“Shirin”) E non è perchè ho un ricordo quasi sfocato e romantico di quando avevo un numero sufficiente di capelli per farmeli addirittura tagliare da un parrucchiere. E’ solo perchè è tutto così melodicamente perfetto che ipnotizza i miei sensi.
Come anticipato, Jens ama ripescare campionamenti da vecchi vinili ed aggiungerli alle sue canzoni; in tal senso sono evidenti certi passaggi di vecchi motivi tradizionali africani e sudamericani in brani come “Into Eternity” e “If I Could Cry”. L’album è una festa che si apre dolce e soffusa con “And I Remember Every Kiss”, e che ha i picchi melodici più gratificanti in “The Opposite Of Hallelujah”, la già citata “Shirin” e la travolgente popsong da balera “Friday Night At The Drive”“In Bingo” . Non mancano i momenti più malinconici, interpretati sempre con un piglio divertito e disilluso, tipico di chi non ama troppo piangersi addosso. Vi basti pensare ad “I’m Leaving You Because I Dont’ Love You”, un titolo abbastanza significativo , così crudo e reale, o anhce al pigro andamento di “It Was A Strange Time In My Life”, condita dal suono di un fiato e di un violino piangente. A volte sembra di trovarsi di fronte ad un nuovo Bacharach, altre volte ad un Barry White nordico, o meglio ancora ad un Morrissey meno serioso. Poi se guardi bene ci trovi solo Jens Lekman e le sue canzoni perfette, uno che, al secondo disco, proprio quando tutti hanno i fucili puntati contro, pronti a far crollare il bel castello di sabbia, ti inchioda il disco al lettore, e semplicemente scrive il tuo disco pop dell’anno.
Ho sempre pensato che cinque stelle sarebbero state troppe, ma sarò ripetitivo, “Night Falls Over Kortedala” nel suo genere è un disco fantastico, e la cosa incredibile è che ovunque io ne abbia letto un parere, i consensi sono unanimi. O ci siamo tutti omologati, o davvero questo è davvero un disco a cinque stelle. Propenderei per la seconda ipotesi.
2. Sipping On The Sweet Nectar
3. The Opposite Of Hallelujah
4. A Postcard To Nina
5. Into Eternity
6. I’m Leaving You Because I Don’t Love You
7. If I Could Cry (It Would Feel Like This)
8. Your Arms Around Me
9. Shirin
10. It Was A Strange Time In My Life
11. Kanske Ar Jag Kar I Dig
12. Friday Night At The Drive-In Bingo