Ve lo preannuncio già da ora: è uno dei miei dischi dell’anno.
Nina Nastasia, non contenta del suo album uscito appena un anno fa, ne pubblica un altro a distanza di pochi mesi, questa volta però si avvale della collaborazione di Jim White, musicista dalle egregie credenziali in quanto batterista dei Dirty Three e collaboratore di Cat Power, Bonnie Prince Billy, Nick Cave, Smog. In realtà l’alone di Jim White è ormai presente da qualche anno nei lavori di Nina Nastasia, ma solo ora si fa sentire in modo più marcato.
“You Follow Me” è una lunga poesia a due, tra il folk e il cantautoriale in cui ogni brano sconfina nel successivo, legati da questo filo rosso che è la voce di Nina. Sono pochi gli strumenti utilizzati, c’è una preponderante chitarra malinconica che ci proietta in una dimensione atemporale, calda e fredda allo stesso tempo, quasi una corte medioevale come forse preannuncia la copertina davvero particolare del disco, un cavallo dalle strane fattezze che porta un cavaliere (ma siamo sicuri sia un vero e proprio umano?) che sembra prendere fuoco (ma siamo sicuri che stia bruciando?). Un quadro di Magritte, contaminato da Dalì.
L’intesa tra i due musicisti passa dal ballo al duello, nei quali l’uno insegue sempre l’altra e viceversa (“You Follow Me” non è un titolo casuale), alle intense parole di Nina risponde sempre il rullo di tamburo di Jim, in un alternarsi di atmosfere soffuse e appassionate.
“I’ve Been Out Walking” apre quest’ultima opera della cantautrice newyorkese, si sente solo un piatto e un rullante che accompagnano la chitarra, la voce di Nina Nastasia si rincorre da sola alla ricerca della strofa successiva, avvolta da un senso di insicurezza e inquietudine. In questo brano e anche nel seguente “I Write Down Lists”, si nota un tono più tagliente e duro rispetto al resto dell’album, e pure il suono si fa più sporco e distorto.
Dolci melodie introducono “Odd Said The Doe”, che si fanno invece più effimere in “The Day I Would Bury You”, ma verso la fine del brano riacquistano corpo e anche i colpi sulla batteria sono più netti, per restare al passo con la bellissima voce di Nina.
Poi arriva la canzone che ci fa arrestare del tutto: “Our Discussion” è forse la traccia più bella e intima dell’album, si tratta di un vecchio brano di circa 3 anni fa di Boom Bip (si il dj/producer di elettronica breakbeat minimale”…) rielaborato da Nina, che compariva nell’album del dj “Blue eyed” in the red room con il titolo The matter (of our discussion). Qui resta solo la voce delicata di Nina, che recita “I don’t believe in power of Love/ I don’t believe in wisdom of stone/ I don’t believe in a God or a Mind/ And I’m not alone …” con una base musicale appena sussurrata che mai la sovrasta, tanto che la si può accostare ai lavori di Keren Ann.
“In The Evening” si avvicina ai toni della ballata folk, dove Nina si fa sentire più forte e decisa, per approdare poi a suoni più disturbati e minimi (e non minimali) in “There Is No Train”.
La fine dell’album è un alternarsi tra melodie soffuse e musiche intense, come nella bellissima “Late Night” e nella traccia di chiusura “I Come After You”, nella quale ritornano sonorità più folk e serene, ma con strofe molto scandite e per niente morbide.
Nina e Jim continuano a rincorrersi attraverso questo mondo senza tempo, facendo luce nel buio che li avvolge a suon di poesie cantate: un folk noir torbido non è sempre rasserenante, ma proprio in questo sta il suo fascino.