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Alle volte occorre fare dei distinguo e alle volte occorre creare dei generi, o catalogare, o ricapitolare. The Go! Team sta diventando la capolista, con il secondo disco, in un campionato che per certi versi annovera un numero quasi infinito di squadre O che il gruppo britannico è l’unico a giocare. Da una parte o dall’altra, parliamo di musica genericamente “dancey” suonata che prende pezzi da ogni parte del mondo del pop e li riassembla quasi uguali in un calderone originale e mai sentito prima (o sentito solo nel disco precedente della band, che era pressochè identico). L’analisi di un disco del genere diventa stroncatura o lode esaltata a seconda di come viene classificata la proposta della band, in che contesto, in che ordine storico. Sta di fatto che la band sa suonare e lo fa senza esclusione di colpi, così che “Proof Of Youth” è prima di tutto un disco che suona e va suonato e si pone in maniera anche molto arrogante nei confronti dell’ascoltatore, tipo caramellosa world music post-beasties fatta da dei casinisti nati ecc ecc ecc. Dall’altra parte, già al secondo disco, la nicchia a trecentosessanta gradi di un formato talmente ben riconoscibile si sta già facendo sentire, per certi versi ingabbiando il Go! Team nelle maglie di una personalità di spicco pressochè ingestibile dal pubblico cui il disco si riferisce -se non creando di per sè un nuovo livello di banalità per cui i dischi della band, già dal presente, diventano una specie di messa cantata della gioia senza fine tipo Flaming Lips in mezzo a un brutto viaggio. Dipende soprattutto quanto ci toccherà ascoltare Proof Of Youth e quanti ipod nani lo spareranno nelle orecchie di quanti indiepoppers. I dischi li si tratta per convenzione a pochi giorni dall’uscita, non ad anni di distanza: nel caso del Go! Team ci teniamo con tenerezza intatto il ricordo di una band fasciata nelle magliettine rosse con le lettere cubitali in bianco che ne compongono il nome, eterna innocenza ancora per un paio d’anni, e spariamo tre stelle salomoniche in fondo al pezzo. Non è che tutte le cose di questo mondo contengono un insegnamento, in fondo… |
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