Maximo Park, The Go! Team, Thrills, The Whitest Boy Alive, Editors (x3), The Coral, Battles, The Clientele, Kula Shaker, Georgie Fame, Turin Brakes: potrebbe essere la line-up per un festival estivo, ma è semplicemente cosa puoi assistere se passi 3 “anonimi” giorni nella capitale britannica.
Facile sarebbe quindi ripetere le accuse gia’ fatte in precedenza al “Bel Paese”, e in particolare a questa città (Roma) per l’offerta qualitativa e quantitativa, non tanto per quel che riguarda i gruppi in sè (relativamente ovvio che ci siano band inglesi dal vivo a Londra); ma per le sedi dei concerti, che si confermano di livello superiore poichè nate esclusiavamente per la musica dal vivo.
La Ciampino-Stansted-Londra ha inizio con l’incontro di Erlend Oye, ( il “rosso” degli ormai ex Kings of Convenience) nell’ascensore dell’aereoporto di Stansted. Per lui una tenuta d’ordinanza da “indie- nerd – rocker”,con l’occhio che non poteva non ricadere nei calzini a rombi colorati!! Da sentirsi a disagio per lui”…
Altra (amara) sorpresa l’ho avuta sfogliando I giornali free press della metro, dove Alex Turner ( leader degli Arctic Monkeys) pare abbia preso il posto di Pete Doherty: foto in prima pagina con la modella di rito e non solo, feste vip e look da rockstar. Tutto come da copione insomma. “Monkeys Business” recitava, non a caso, il simpatico articolo.
EDITORS – Live @ Carling Academy (London, 09/10/2007)
Il Carling Academy a Brixton si presenta allo stesso livello dei precedenti (vedi Shepheard Bush Empire, ma con due “chicche” che lo mettono in cima alle mie preferenze. Un pub quasi adiacente, dove consumando il “drink” nazionale si allena l’udito ascoltando come sottofondo il gruppo previsto. Editors in questo caso. Calzante il suo nome ” The backstage”. Quasi di fronte sorge, invece, un altro pub, usato come “after party”. Ottima l’idea, specie per chi non ne aveva avuto abbastanza dei 4 di Birmingham che riserva lo stesso trattamento”…
Per quanto riguarda la performance, da segnalare i “The Kassaway Trail”, che accompagneranno Tom Smith e soci durante tutto il tour. 5 Giovani danesi. Li consiglio vivamente, ma forse per i nostri lettori piu’ informati , non saranno una novita’.
Gli Editors, invece, sono stati perfetti. Esattamente come mi aspettavo. Ripercorsi quasi totalmente i due album, anche se con l’assenza di quasi tutti i pezzi piu’ “lenti”, come “Distance” e ” Put Your Head Towards The Air”, “Open Your arms” e “Well Word Hand”. Un vero peccato, non solo per un semplice gusto personale, ma soprattutto perche’ pareva l’unico modo per fermare un gruppo di “teens” proprio davanti a noi. Che quindi , a causa della scaletta scelta per la serata, non si sono fermate un’attimo.
Mi addolora dirlo, ma a tratti sembrava di essere ad un concerto dei Finley. Paese che vai,”teens” che trovi. Consapevole di cio’ , Tom Smith non cessa la sua ormai famosa performance personale, fatta di corse per il palco, epilettici movimenti, note di pianoforte suonate e mani tese verso il pubblico a cercar di afferare chissa’ cosa. Interagisce pero’ meno del previsto con il pubblico, lasciandogli cantare solo qualche strofa di “Smokers Outside The Hospital Doors”. La sua straordinaria voce ed il martellante “muro” di chiatarra di Chris Urbanowicz rimangono pero’ delle piacevoli conferme.
Promossi come al solito insomma.
THE CLIENTELE – Live @ The Cargo (London, 10/10/2007)
Diverso il discorso per il “Cargo”. Un locale in stile (per gli abitanti della capitale) “Circolo degli Artisti”. Informale quindi. Saranno state circa 60 le anime presenti. In questa atmosfera familiare i “The Clientele” hanno dolcemente suonato per circa un’ora. Soffermandosi maggiormente sull’ultimo album “God Save The Clientele”. Incurante delle mode MacLean e la sua voce soffusa trasmettono spensieratezza e melodie pop, mentre la bionda tastierista trasmette ben altre cose”….
Strano, almeno per me, vederli dopo 3 album ancora lontani dal “music business”. Ma forse, pensadoci bene, meglio cosi.
L’unica critica sara’ quindi quella di non aver concesso il richiestissimo “bis”.
Dopo 5 minuti il gruppo riappare ma solo per recuperare la giacche. Scompaiono nuovamente come se niente fosse, dando l’impressione di avere un appuntamento”…”…!!!
THE CORAL – Live @ Roundhouse (London, 11/10/2007)
Appuntamento che aspettavo da anni era invece quello con i “The Coral”, definiti giustamente ” uno dei gruppi meno convenzionali del Britpop contemporaneo”. La mia ultima e unica volta che ho avuto il piacere fu a Roma nel 23-06-03, come “spalla” dei Coldplay al Foro Italico. Sono cresciuti i ragazzi di Hoylake, paese vicino Liverpool. A mio avviso senza fallire un colpo, fatta eccezione per l’album “Nightfreak and the Sons of Becker”, forse un’po troppo pretenzioso .
Il Roundhouse, non lontano da Camden Town, è l’ennesima conferma di un locale appositamente costruito per la musica. I Coral sono in tour per “Roots and Echoes”, un progetto molto atteso in Inghilterra, realizzato anche grazie alla collaborazione di Noel Gallagher degli Oasis che ha messo il suo Wheeler End Studio a completa disposizione delle sessioni. Gia’ alla comparsa di James Skelly e soci, si capisce quanto gli inglesi amino I “The Coral”. Le danze in stile late 60’s cominciano con “Who’s Gonna Find Me”, ed a parte due intervalli per “smaltire” la birra, cesseranno solo a fine concerto. Si è ballato non poco quindi. Eseguite tutte le hit: “Goodbye”, “Dreaming of You”,”Don’t Think You’re the First”,”Pass It On, “In the Morning” (esageratamente trasmessa nelle radio, che potevano anche risparmiarla) “Secret Kiss”, “Rebecca You”, “Put The Sun Back”,”Jacqueline”, “I Remember When”,” Skeleton Key”,” Simon Diamond”, ” Careless Hands”. All’appello mancano pero’ molti pezzi, ma in poco piu di 80 minuti non si poteva far di piu’. Sorprendentemente, a parte qualche “thank you” e “thank you so much” c’e stata una totale assenza di dialogo con il pubblico. Strano.
Esperienza certamente da consigliare , specie per gli amanti del genere.
Ovvio, niente di nuovo. Tutto gia’ piu’ o meno sentito. Ma a differenze di molte band made in U.K., che si copiano tra loro, i Coral prendono spunto da un sound ormai scomparso e fregandosene di seguire le mode del momento ( vedi Alex Turner”…).
Photo: Rama / CC BY-SA 2.0 FR