>Premessa: è tutto vero.
Giornata molto nuvolosa. Finalmente parto per sto cazzo di stage; sono stressato, bianco in viso, con tanto di quel sonno arretrato che Morfeo (non il calciatore) vorrebbe proprio mettermi le mani addosso. Sono sotto la sacra protezione di Hypnos. Arrivo in un’altra città , salgo nella camera dell’ostello e lascio le mie cose lì per terra. Scendo per fare colazione e quando torno su, la stanza è tutta allagata per colpa di un guasto all’impianto idraulico dei termosifoni. Prendo lo zaino e lo tiro a velocità supersonica verso l’unico angolo della stanza che ancora non è stato raggiunto dall’acqua: CRACK!
“Crack?!?” Pensa il mio cervello. Mmmmh”….crack”…”…. si, Ecco! Nello zaino c’è, anzi c’era, un barattolo di sugo alla puttanesca. Bene. Anzi male. “…Malissimo, cazzo. Tutto è rosso. Tutto ricoperto di olive nere denocciolate e di olio, compreso il cd di questa indie band emergente che mi ha spedito il disco dagli States. La mia ragazza mi butta pure il booklet perchè è ridotto a un pezzo di carta bagnata rossa, putrefatta e puzzolente, alquanto irriconoscibile. Mi rimane solo il disco tra le mani. Dal fuoco (ri)nascono le fenici, dal fango i fiori più belli e dal sugo alla puttanesca il miglior ascolto shoegazer di fine anno. Batteria potente e ritmo anni ottanta, immerso dentro atmosfere bruciate dal vapore di temperature altissime e avvolgenti. Distorsioni che provengono da qualche incubo di Wes Craven: ecco i nipotini dei fratelli Reid, più disperati e malinconici dei Pains Of Being Pure At Heart e psichedelici nel miglior modo per affrontare sto cazzo di freddo invernale e sto sole che tramonta appena dopo pranzo (Dio quanto odio l’inverno). Tutte e 5 le tracce sarebbero un potenziale singolo in heavy rotation nella testa di un fan di musica indie. Distorti e MyVitriolescamente rumorosi, i Ringo Deathstarr sono il cavallo musicale su cui il sottoscritto punta tutto un altro barattolo di sugo intero.