Qualsiasi cosa accada, dobbiamo essere tra le prime file.
In quel sabato pomeriggio avevamo scritto l”undicesimo comandamento.
A costo di mangiare una pizza al di fuori della sacra patria natìa.
Freddo, umido islandese, nuvolette di vapore e birre chiare ci fanno compagnia prima che s”aprano i cancelli.
Siamo dentro, aspettiamo impazienti, iniziamo a guardarci in giro. Sono le 22 e 50, si scosta il telone ed uno ad uno entrano i nostri eroi. Will Sheff, abito scuro, cravattino impiegatizio su camicia bianca ed una gran testa ingolfata di capelli cascanti a coprirgli la fronte imbraccia la chitarra acustica e si presenta : Hi, we are the Okkervil River and we play an american rock’n’roll in the original way!. Acquolina in bocca.
L’inizio è di quelli che sciolgono il cuore con “The War Criminal Rises and Speaks”, una delle più grandi canzoni di sempre degli Okkervil, suonata profondendo la veemenza originale, con i primi graffi nell”aria della voce di Will, accompagnato da una band formidabile dove s’intrecciano quei suoni pastosi elettro-acustici che tanta fama hanno reso al folk-rock americano dei nostri tempi. La batteria suonata da Travis Nelsen è una fucina di ritmo d”altissimo livello, sempre in tiro, aiutata dal basso di Patrick Pestorious che per l’occasione indossa una spettacolare giacca nera su camicia “rosso sangue” con tanto di rose scarlatte ricamate tra le spalle neanche fosse uscito da un film di Tarantino. Maracas, trombe, mandolini e chitarre elettriche, fisarmoniche e pianoforti: il corredo del suono completo. Totalmente frastornati ed impelagati emotivamente nelle note che sgorgano dalla band di Austin, come giovani peccatori veniamo benedetti dalle dolci urla di Sheff e compagni, rinasciamo canzone dopo canzone; “Black” direttamente dal terzo disco per iniziare a farci saltare in un Circolo degli Artisti brulicante nella sua pienezza, e “Lady Liberty” scorrono via annullando il tempo stampandoci l”espressione della beatitudine sulle nostre facce incredule. Il caldo aumenta come la passione che gli Okkervil trasudano ad ogni pezzo, incuranti del massacrante tour che li vede in giro ogni giorno sui palchi di mezza Europa; ma la classe e l”attenzione che ci mettono ogni volta li fa assurgere all”Olimpo dei grandi, di quelli che suonerebbero ovunque e comunque. Mano a mano volano via indumenti di Will: via la giacca, via il cravattino.
I pezzi più attesi dell”ultimo disco “The Stage Names” arrivano carichi e furiosi all”appuntamento, pronti per incitare i neofiti e per esaltare i fan di vecchia data. Un rapido sguardo tra i sei e parte “Plus One”, nostalgica ed indolente ballata on the road in pieno stile Okkervil. Will blandisce sicuro il suo pubblico, l”accarezza con la sua voce calda e decisa da poeta maledetto ed i fans rispondono alla grande accompagnando con battiti di mani e nutriti scuotimenti di testa. Ma è a metà canzone che accade l’irreparabile, l’avvenimento che avrebbe fatto incavolare chiunque: un black out improvviso strozza in canna ogni suono. Buio pesto, brusio, fischi di disapprovazione; nello sgomento generale però si scorge Will, fiocamente illuminato dalle luci d’emergenza, che mezzo rannicchiato continua a tenere il tempo della canzone come se nulla fosse successo, come il calciatore che fila via in mezzo a tre avversari, prende calci e spinte ma mantiene sontuosamente il controllo della palla. Giubilo ed applausi in attesa del ritorno dell”elettricità , che sarebbe giunto di lì a poco. Breve cenno d’intesa e la canzone riprende da dove era stata interrota, giusto per mandarci in sollucchero l’ennesima volta.
Totalmente perso nella mia Gioia personale mi dimentico di tutto e tutti, degli amici che mi chiedono impressioni e giudizi, delle luci blu che screziano i contorni degli artisti, della cassa del basso che fa fatica a rimanere in vita; ma come si fa a parlare mentre ad un metro da te suona la più grande band del Pianeta? Il mio è un tuffo in una vasca piena di liquido amniotico, ho scelto l”isolamento, ho scelto la pazzia di farmi sferzare dalla magia di 6 ragazzi americani. Suggestioni ed una “Love To A Monster”, gioiello tratto dallo strepitoso ep del 2006 Overboard and Down, regalata al pubblico romano saturano l”aria di bellezza.
E poi accade di nuovo: 2 note, giusto 2, per iniziare “Unless It’s Kicks” e “BAM” via la luce, via l’elettricità . Will se la ride con gli altri membri del gruppo ed è allora che decide di lasciarci una firma indelebile nell”anima. In un unplugged totale chiede il massimo silenzio, s’arrotola le maniche della camicia sui gomiti ed inizia a cantare alla sua maniera straziante e sentita “Happy Hearts”; occhietti socchiusi, aria trasognata, capo inclinato e dita veloci sulle corde per rendere unico questo frammento di concerto. Gli altri membri sembrano gradire il fuori programma e brindano tra loro stappando delle “Corona”.
L’incoveniente rende gli Okkervil ancora più carichi e motivati giusto in tempo per far esplodere letteralmente il Circolo sulle note rock’n’roll della roboante “Unless It’s Kicks”, che suona ancora meglio dal vivo (stellare la chitarra elettrica fatta vibrare da Brian Cassidy) piuttosto che su disco, come d’altronde ogni canzone che eseguono live. “A Girl in Port”, “Our Life Is Not A Movie Or Maybe” elettrizzano l’aria. Un lungo feedback introduce all”ennesimo capolavoro, una di quelle canzoni per cui vale la pena andare ad un concerto: “For Real” parte con quel leggero pizzicorio di chitarra per arrivare a frantumare atomi e molecole nell’urlo primordiale di Will che è un pugno nello stomaco da lasciare senza fiato.
Una breve pausa e Will ritorna in maglietta bianca e con un paio di occhialini, indossati giusto il tempo per commuoverci con “A Glow” in un a solo di pianoforte. Fermarsi pare una bestemmia ed allora giù ancora ad affondare colpi decisivi: “Westfall”, “John Allyn Smith Sails” che con la sua …i wanna go home peserà tantissimo ogni volta che viene cantata.
Dopo due ore di viaggio nel suono più affascinante che ci sia, cala il sipario. Esco nel gelo polare della notte romana felice, in pieno accordo amoroso con tutto quello che mi circonda. Passeranno altri cinque giorni ed una foto con Will prima che mi possa riprendere del tutto dal più grande concerto della più grande band cui abbia mai assistito nella mia vita.
Come diciamo da queste parti: Chist’ sciuoglie ‘o sang’ dint’ e vene….
Credit Foto: FXR from Paris, France / CC BY