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Un pezzo di far west tra i ghiacci scandinavi: stivali con tanto di speroni, un cappello da cowboy e l’insegna del più stereotipato dei saloon (con la tipica porta da saloon e le tipiche imprecazioni da saloon). Immagini evocate dall’ultimo disco dei Mando Diao, “Never Seen The Light Of Day”, che segna una decisa virata della band svedese verso certe atmosfere country d’oltreoceano. Non che già negli album precedenti non si scorgessero qua e là certi ammiccamenti a determinate sonorità , ma il nuovo disco, complice anche un lungo tour attraverso gli States, si sviluppa interamente all’ombra del folk del nuovo continente. Osannati in Germania, Spagna e Giappone, semisconosciuti in Italia, i cinque svedesi sfornano a sorpresa un disco che arriva ad appena un anno di distanza dal precedente “Ode To Ochrasy”: nessuna pausa post-tournè, campagna promozionale ridotta al minimo, soltanto uno striminzito annuncio e le undici tracce ascoltabili in streaming sul myspace del gruppo pochi giorni prima della data di uscita nei negozi. Solo tredici mesi di distanza, ma “Never Seen The Light Of Day” è in molti frangenti l’antitesi di “Ode To Ochrasy”: entrambi attingono alla stessa fonte, un rock “‘n’ roll dall’alto potenziale melodico, marchio di fabbrica del gruppo, ma se i pezzi decisamente garage oriented del precedente lavoro avevano esaltato al massimo il lato più aggressivo e rumoroso della band, i nuovi brani mettono invece a nudo l’anima più acustica dei Mando Diao. I distorsori restano a casa per fare spazio al country a stelle e strisce, ma anche al rock dei Sixties e ad una inedita vena psichedelica (il closing-act “Dalarna” su tutte); il tutto completato da testi più intimisti che svelano una nuova faccia della band. Qualche pezzo, complice la rapidità della produzione, suona un po’ troppo b-side; ma “Never Seen The Light Of Day” potrebbe essere il disco che metterà a tacere chi di volta in volta voleva i Mando Diao cloni meglio vestiti di Oasis o Libertines o chicchessia. |
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