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Andrè Bazin lo definiva “il cinema americano per definizione” e il western è l’unico genere che non è riuscito a sopravvivere del tutto al passaggio alla New Hollywood nei primi anni settanta. L’unico in cui l’operazione di aggiornamento e contaminazione non è mai stata completata del tutto. Per questo, è considerato un mondo quasi moribondo, un mondo che non è riuscito a sacrificare la sua purezza originaria. “L’Assassinio Di Jesse James Per Mano Del Codardo Robert Ford” è uno dei rari esempi di riuscito western contemporaneo, forse perchè, a differenza di un maldestro tentativo come Quel treno per Yuma, non ha tentato la strada del remake, ma è andato già oltre il western, è diventato un discorso sul western. Il film di Dominik si dedica ad una delle figure più importanti della mitologia della frontiera, ad un criminale nobile che incarna nella sua figura l’essenza del Sud sconfitto dalla Guerra di Secessione, eppure mai del tutto eliminato dallo spirito degli Stati Uniti, relegato alla poetica nicchia di outlaw. Annulla quasi del tutto la storia (sappiamo sin da subito come andrà a finire), adotta un ritmo lento e paludato, si concentra spesso sul non-movimento, sulle reazioni di attori che forniscono prestazioni da incorniciare (non solo Brad Pitt, premiato con la Coppa Volpi a Venezia, ma anche Casey Affleck, strepitosamente debole e tormentato), e si affida all’incredibile fotografia di Roger Deakins, che dipinge il paesaggio invernale del Missouri con campi lunghi innevati, oppure con oniriche e sfocate riprese del grande cielo del sud, di praterie innevate o incontaminate. In questo modo, riesce a ricreare l’atmosfera nichilista di un Peckinpah o di un Penn, narrando l’inevitabile fine di un uomo e di un’epoca, e allo stesso tempo la nascita di un mito: il suo e quello del western, appunto. Perchè appena ucciso, appena ucciso a tradimento da un codardo, Jesse James diventa una leggenda, un fantasma libero dell’America come quello di Tom Joad cantato da Bruce Springsteen (mentre qui c’è Nick Cave a glorificare le gesta del rapinatore). L’eroe, per diventare tale, deve morire: ed è questa la strada scelta dal fuorilegge. |
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