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Cominciamo da qualche informazione… Il nome Hadouk non ha radici balcaniche come potrebbe sembrare, ma è la contrazione dei nomi di due strumenti etnici che hanno la parte del leone nella musica del trio: lo hajouj (conosciuto anche come gimbri), il basso a tre corde di budello su cassa in legno con pelle tesa, lo strumento principe della musica delle confraternite gnaoua, e il doudouk, uno strumento a fiato a doppia ancia in legno di albicocco, tipico della tradizione armena.
Hadouk Trio con questo disco, corredato di dvd e registrato dal vivo al Cabaret Sauvage di Parigi nel maggio 2007, è ormai giunto al sesto album (ma già  c’era un altro live); i ragazzi sono insieme dal 1994, quindi c’è stato un riscontro di pubblico e naturalmente è grande il piacere di suonare insieme.

I ragazzi (si fa per dire, vista l’età  anagrafica) hanno gigantesche carriere alle spalle: Loy Ehrlich (kora, sanza, gumbass, tastiere, e soprattutto lo hajouj) ha suonato con Peter Gabriel, Youssou N’Dour, Tourè Kunda, Geoffrey Oriema, ed è il direttore artistico del Festival di Essaouira. Steve Shehan (qualsiasi percussione, di legno, metallo, argilla, cuoio e chi più ne ha più ne metta…) vanta collaborazioni con Brian Eno, Paul McCartney, John McLaughlin, Paul Simon, Christian Vander (qualcuno ricorda Magma?).
Infine al doudouk, flauti e sax vari, c’è un certo Didier Antonin Malherbe.

Avete letto bene? Didier Malherbe! Bloomdido Bad de Grass! Il sax e flauto dei Gong!!! La leggenda vuole che fosse stato scovato da Daevid Allen mentre viveva come un eremita in una grotta nella tenuta del poeta Robert Graves a Maiorca… E da quel giorno Bloomdido ha fatto parte dei Gong anche dopo che Daevid se ne andò, anche dopo l’uscita di Steve Hillage. Ma dopo “Shamal” e “Gazeuse, due album di jazz fusion usciti a nome dei Gong ma in cui lo spirito freak e patafisico di Daevid Allen era definitivamente scomparso, molla pure lui.
Se ne va in giro per il mondo a raccogliere musica, vibrazioni e strumenti, e ogni tanto torna in qualche reunion dei Gong. Io li ho visti nel 2001 a Roma, praticamente in formazione tipo: Daevid Allen e Gilli Smyth (la sussurrante Shakti Yoni), Didier Malherbe, Steve Howlett al basso, il grandissimo, compianto Pip Pyle alla batteria e Tim Blake ai synths, un concerto stratosferico!).

Come dite? Questa non è una recensione dei Gong? Hadouk Trio, eh? Ehm…
E che vi devo dire, Hadouk Trio… Insomma, il disco è bello, suonato e registrato impeccabilmente, un jazz etnico di gran classe, epperò… blando, blando, blando.
Tutte le note al posto giusto, begli assoli, gusto e massima gradevolezza, un tocco di ironia qui e là , suoni etnici puliti e swingati con maestria… ma non graffia manco un po’.
Ci sono ospiti assai bravi, tra cui spicca Malouma Mint Meà¯ddah, la quale con la sua voce ricca, salmodiante, ipnotica, offre forse i momenti più emozionanti del disco. è costei “La Luce del Sahara”, la stella della Mauritania che dopo anni di persecuzioni e blackout mediatici per le sue posizioni politiche è oggi, caduto il regime militare, addirittura senatrice del suo paese, cosa che non ferma assolutamente la sua produzione artistica e musicale.

Se non cercate emozioni sorprendenti, “Baldamore” è un disco ideale per rilassarsi con intelligenza, ma sinceramente mi aspettavo di più, vista la classe e la storia degli interpreti.
Sapete che c’è? Io amo la world music, ma ho come l’impressione che noi occidentali tendiamo un po’ a scimmiottare (detto in senso buono…): non basta suonare strumenti etnici per far brillare l’anima della musica… forse ci vuole qualcosa nel sangue, che ha solo chi è nato davvero nelle lande sperdute nel mondo…

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Baldamore [ Naà¯ve – 2007 ] – BUY HERE
Similar Artist: Gasparyan, Anouar Brahem, Rabih Abou Khalil, Oregon (specialmente quando Collin Walcott era ancora vivo), Codona
Rating:
1. Baldamore (Intro)
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