Dalla montagna guardava l’intera vallata ricoperta di neve. Bianco ovunque. Si era alzato verso le cinque, come sempre, aveva spaccato legna per una buora oretta. Adesso ne aveva una sufficiente scorta. L’aria era gelo sciolto, speziata con l’odore del fumo dei camini: era appagato da quella visione, barba rossiccia indurita dal freddo, sguardo limpido da lupo solitario.
La vita di città con il suo caos, i vestiti in ordine e le troppe parole per sopravvivere doveva stare stretta a Justin Vernon, se è vero che per registrare questo disco si è andato a rifugiare nella solitudine di una baita persa tra i monti imbiancati della sua terra. Dalle nostre parti si sognano le spiagge di plastica dei villaggi vacanza. Pochi pensano che ritirarsi tra i boschi sia la soluzione. Silenzio e una chitarra. Ed una voce straordinaria per decretare la felicità di 37 minuti scarsi di sublime suono. E’ tutto così semplice e perfetto in questo disco, ogni nota è una girata di mestolo nello stufato che cuoce lento sul fuoco, una continua corsa verso casa. Melodie fluide e colme d’armonia come i cambi di direzione degli stormi di rondine, atmosfere odorose da cioccolata calda sorseggiata dinanzi al camino mentre fuori cade una pioggia sottile. Una padronanza totale della voce, che diventa strumento aggiuntivo e non semplice accompagnamento, ed emozionanti saliscendi verso un falsetto angelico e sanguigno allo stesso tempo, imprimono un marchio indelebile sulle qualità di questo ragazzo del Wisconsin.
Se fate piano potrete ascoltare il crepitio degli assi di legno del pavimento mentre accompagnano qualche coro ed una tromba timida verso il finale. Nel mezzo due capolavori che avrebbero strappato un sorriso anche ad Elliot Smith: “Skinny Love”, rugosa e possente come la corteccia di una quercia, o “re:Stacks”, saluto finale di un artista che farà parlare di sè in futuro.
Nove ballate che lasciano da parte fronzoli vari ed inutili arpeggi per arrivare lì dove un musicista dovrebbe: al cuore delle cose impossibili da dire se non attraverso il tocco magico di una sei corde.
Disco folk dall’irresistibile incedere pop, che dopo aver avuto un grande successo attraverso l’autodistribuzione, ha avuto l’onore di essere accolto sotto l’ala protettiva della sempre eccellente Jagjaguwar che provvederà alla sua vendita dal febbraio 2008.
Credit Foto: Graham Tolbert & Crystal Quinn