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Era primavera o estate? Be’ non ricordo con precisione; però faceva caldo, caldissimo. L’asfalto era una lastra bollente, da lontano tutto si distorceva come nel pieno di un trip acido, la mia faccia era un calco di cera che andava squagliandosi. La dura salita verso casa, poi finalmente in camera, un catino bollente, la ‘Bombonera’ in Boca-River. Le ultime energie sprecate per far partire lo stereo con dentro il disco appena comprato di un gruppo dal nome strano e rincuorante: l’ultima speranza prima dello scioglimento epidermico. Fu una gettata d’acqua ghiacciata, una sorsata di tè freddo con cubetti provenienti dal pack artico, una vera e propria folgorazione. Cinque anni dopo i sogni abbrustoliti triturati nella centrifuga elettrica sono sempre gli stessi, esangui, con la bocca digrignante alla luna il loro sgomento. Imparare a fare il ‘pop’ e con magistrale levità rallentarlo di un secondo rubandogli il sorriso, affogando le speranze in una rassegnazione profumata di menta: sembra essere questo il tocco magico che incanta dei sei belgi sonici. La vita procede a sprazzi, la verità si disvela in un attimo fuggitivo, la belleza inonda il cuore in una frazione di secondo per poi spandersi come calore soffuso. Alla stessa maniera in ogni canzone di “Plan Your Escape” c’è un lampo geniale di melodia, una voce gentile filtrata come su un vecchio nastro, sgranata asperità risolta nella dolcezza di una penombra rivelatrice di sole timido. Vagare per i campi seminati dai Girls in Hawaii è un perdersi in mari di orchidee selvatiche e tornite, inerpicarsi tra le macerie fumanti di quel che resta del sole dei Beach Boys (“Sun Of The Sons”), perdere la vista dell’orizzonte nel diradarsi di sfumata sofferenza (“Fields Of Gold”), essere distratti da tristezza indolente e rassegnare le dimissioni dalla voglia di fare alcunchè felici di stendersi per terra e porgere il profilo migliore a morbide folate di vento. La meraviglia che mi frega anche al trentesimo ascolto di fila è la ricchezza del suono, stratificato e fitto come polvere sospesa nell’aria dorata, pieno come due occhi neri d’una lucentezza che pare aumentare sempre. Le ‘Ragazze’ hanno creato un disco alla vecchia maniera, con maniacale cura artigianale, applicandosi con l’attenzione del falegname che realizza un mobile, cesellando pezzo per pezzo, levigando ed esaltando i minimi particolari, avvitando tutto con precisione e con una passione oltre ogni misura. Secondo disco, secondo clamoroso centro. Ed è vero: il futuro è a nord, il futuro è alle Hawaii. |
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