C’era una volta un cd dei Micevice, appoggiato distrattamente tra i mille cd nella mia mansarda.
C’era una label che spiccava sulla copertina del cd, che qualche tempo fa era un po’ il punto di riferimento della scena indipendente italiana, poi se ne sono aggiunte molte altre: Homesleep.
Questo è il primo ricordo che ho dei Micevice.
Era il 2001, e la Homesleep aveva pubblicato l’album dei Micevice “Stop Here : Love Store”, che non ricordo proprio come sia giunto in casa mia, e che oggi vorrei davvero ritrovare, ma chissà sotto cosa è seppellito.
Ma in realtà , questo è solo un preambolo.
Perchè quello di cui parliamo oggi, è invece la ristampa di un disco ancora precedente dei Micevice, “Experiments on the duration of love”, datato 1998 e registrato tra Catania e Melbourne da Norman Fagg (fonico dei Dirthy Three e Nick Cave) con la coproduzione di Hugo Race.
L’oneroso e pregiato compito di ristampare questo disco d’esordio per la Lollypop, è passato nelle mani della “mielosa” label MyHoney di Brescia, che per un attimo ha abbandonato i suoi suoni più indie-pop ( tra le ultime loro pubblicazioni, si contano Tiger! Tiger!, The Caloriferi’s Very Hot!, Mixtapes&Cellmates, Soda Fountain Rag per citarne alcuni) per lasciare spazio alle sonorità più cupe e autunnali del loro conterraneo, Giovanni Ferrario, fondatore dei suddetti Micevice. E non solo: in realtà dietro la figura di Giovanni si nasconde un musicista eclettico e che può vantare di collaborazioni da Cesare Basile a John Parish a P.J. Harvey, che ha terminato da poco il suo primo album solista.
Insomma, uno di quei personaggi che non ha bisogno di presentazioni.
Dei dieci anni bui tra il 1998, quando usciva “Experiments on the duration of love”, e oggi, che viene ristampato, nulla ci è dato sapere, se non che quella prima edizione era praticamente introvabile e che senza il lavoro dei ragazzi della MyHoney, ci saremmo persi uno di quei gioiellini che non escono tutti i giorni.
Che si apre con “True”, bellissima traccia che alterna una profondissima voce alla P.J. Harvey ed una chitarra acustica fino a sfiorare il folk e perdersi nel sussurro della successiva “Degenerate Me”, dalle tonalità scure e cupe.
“Queue For Sedatives” alterna le due voci, uomo e donna, che trasmettono grinta lo-fi mista a post rock, uno di quei pezzi in cui si sentono un po’ di Sonic Youth e che potrebbe benissimo fare da progenitore ai The Kills.
Lievemente più pop appare “Silver Coat”, ma solamente nel ritornello che ci entra subito in testa: per il resto queste undici tracce si fanno portavoce di un folk psichedelico che stupisce dalla prima all’ultima nota, specialmente se pensiamo che sono italianissimi.
Insomma, un plauso alla MyHoney che ha visto oltre la siepe.
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