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DANKO JONES suoneranno al FREQUENCY FESTIVAL 2008
Danko Jones potrebbe essere la perfetta smentita per quelle male lingue che affermano con più o meno giustificata boria, che il rock’n’roll è morto e sepolto. Pur prendendo tutte le dovute cautele del caso, è comunque innegabile che gli 13 brani che compongono “Never Too Loud” (quarto lavoro in studio per la band canadese, stavolta “accompagnata” dall’italiana Rude Records) trasudino ancora una volta e in maniera perfetta quintali e quintali di sano rock’n’roll difficilmente riscontrabili altrove. E se è pur vero che l’habitat naturale del rocker canadese è sopra un palco, tra qualche metro di sensuale lingua, come Del Piero o quella copertina dei Rolling Stones, non si possono certo sollevare dubbi sull’effettiva carica emotiva/esplosiva di questo “Never Too Loud”, prodotto dalla sapiente mano di Nick Raskulinecz, uno che negli ultimi tempi si è preso la briga di trasformare i Foo Fighters in un’impressionante macchina da combattimento e di levigare, semmai ce ne fosse bisogno, le sonorità ruvide e aggressive di Nick Oliveri e dei suoi Mondo Generator. “Never Too Loud” è forse l’album più semplice e istantaneo di Danko Jones, quello più punk, quello più Ramones, in cui ognuno dei 13 brani potrebbe essere un potenziale singolo scritto a misura e somiglianza del potenziale ascoltatore del rock del nuovo millennio, un’occhiata al futuro e qualcosa di più che un paio di gambe nel passato. Danko Jones e soci sono però una band che suona semplice, ma mai banale: dai Ramones già citati e rivisti in chiave hard-rock di “Still In High School” e “Something Better”, si passa a certe ballatone stile Weezer e Foo Fighters (“Take Me Home” e “King Of Magazines”) che per nulla sfigurando conducono dritti dritti a stupefacenti incursioni in uno stoner rock che Kyuss e John Garcia (non a caso presente tra i credits) sarebbero orgogliosi di applaudire ascoltando “Forest For The Trees”, incalzante e meditabonda cavalcata, meno istantanea degli altri episodi, ma sicuramente ben riuscita. Se poi consideriamo il carattere camaleontico dell’esibizione vocale di Danko, capace di passare da falsetti a ruvide e sensuali corde vocali (“Ravenous”) pregne di vissuto rock’n’roll, non è poi così difficile pensare a “Never Too Loud” come l’ennesima scommessa vinta dal rocker canadese, capace ancora una volta di concederci una mezz’ora di sano rock’n’roll, mai troppo rumoroso, mai così vivo e vegeto. |
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