Parliamo del disco: si chiama “Canzoni da Spiaggia Deturpata” e si basa su canzoni che assommano la sua ben nota perizia nello scrivere (e urlare) le parole ad un lavoro sugli arrangiamenti che non perde l’essenzialità del precedente disco autoprodotto ma guadagna in classe. Tutti dicono Rino Gaetano, e certo è il primo che ti viene in mente. Io aggiungo il primo Luca Carboni, e se a voi fa schifo non so davvero che farci -riascoltatevi i suoi dischi e rileggete le vostre recensioni dei Baustelle. Non parliamo più del disco e diamogli le quattro stellette che merita.
Probabilmente il momento è più propizio per ciarlare del progetto Le Luci Della Centrale Elettrica, uno che se le canta ed una schiera di fan/adoratori/parassiti/detrattori che reagiscono con la precisione di un orologio particolarmente preciso.
Lui si chiama Vasco e di lui se non sapete tutto vi rimando a quello che già su IndieForBunnies è uscito. Strimpella la chitarra, potrebbe essere mio figlio (se avessi iniziato a scopare alle elementari, diciamo) e giocherella con le liriche in un paese delle meraviglie dove pigli le parole da una parte ed il senso da un’altra.
Suppongo questo sia l’ultimo giro in cui possiamo parlarne, ancora per dieci minuti, venendo quasi-quasi ascoltati: tra un paio di mesi l’eco del suono delle lingue che leccano il culo a un disco di cui tutti stan già dicendo ‘bellissimo’ sarà insostenibile -magari tra un paio d’anni sarà necessario riferirsi a Vasco Rossi chiamandolo per cognome. La fondamentale differenza tra Brondi e gli altri che si sono ritrovati nei suoi panni (AKA: la prossima grande ‘cosa’ che succede alla musica italiana e viene dal buco del culo dell’indie) è che la sua roba sembra abbastanza spendibile in termini macro da poter giocarsela davvero in un mondo di gente più grande di noi, cosa che i vari Bugo/Bachi/AmorFou/Perturbazione probabilmente non avevano, eccezion fatta forse per gli ultimi.
Io per parte mia lo saluto con la manina ancor prima d’averlo conosciuto, gli auguro un sacco di cose incredibili e se magari un giorno se ne vuol ripassare di qua a fare un saluto gli offro una birra e gli dico che il suo nuovo disco mi è piaciuto.
foto di Ilaria Magliocchetti Lombi