PROGRAMMA
Salone della Cultura: PINCH [GB], COBBLESTONE JAZZ [CDN], SWITCH [UK], BOOKA SHADE [D], LOCO DICE [D]
Aula Magna: CHARLEMAGNE PALESTINE [USA], RYOJI IKEDA [J], NICO VASCELLARI vs. JOHN WIESE & STEPHEN O’MALLEY [ITA/USA], CARIBOU [CDN], NO AGE [USA]
Terrazza: PREFUSE 73 [USA], YACHT [USA], ITALO & COSMIC DISCO feat. ALEXANDER ROBOTNICK, DANIELE BALDELLI, FRANCISCO, RODION [ITA]

Dissonanze 08 batte Dissonanze 07. E già , perchè l’unico competitor del Festival romano di musica elettronica ed arti visive è se stesso. Troppo la differenza con le altre manifestazioni italiane, mentre sempre più sottile è il gap con i Festival simili in Europa. Una distanza che, di questo passo, potrebbe essere colmata fin dalla prossima edizione. Dissonanze 08 vince a mani basse ogni confronto soprattutto perchè ha scelto di non puntare solo sulle stelle dell’elettronica o dell’avant, offrendo una line up in grado di coprire tutte ““ o quasi ““ le sonorità  più interessanti del panorama internazionale
Quindi onore e gloria per i padri fondatori Model 500, rispetto per Carl Craig, applausi per Cobblestone Jazz, headbangin’ per quei tamarri di Loco Dice e Erol Elkan, ma Dissonanze 08 resterà  stato soprattutto per i suoni dubstep di Deadbeat, The Bug feat. Warrior Queen e Pinch, per gli inattesi krautismi di Caribou e quelli di Fujiya & Miyagi, per le astrazioni sinfoniche di Murcof, per l’incredibile crew Brasilintime, con tre batterie ““ tra cui quella di Tony Allen – e tre dj – tra cui gli Stones Thrower’s Madlib e J.Rocc -, per la history of italo disco con Baldelli, Robotnick e Rodion, per l’electro hip-pop di Yacht e per le chitarrone hard-hop di Prefuse 73.
Anche se buona parte del pubblico continua a scambiare il Festival per una serata in discoteca, quest’anno Dissonanze è stato il luogo per proporre suoni davvero nuovi ed alternativi, cose che in qui da noi non hanno mai trovato spazio dal vivo ( gli italiani Warrior Queen l’hanno vista solo su The Wire, e come lei Madlib e molti altri ), a differenza degli ormai frequenti ““ per fortuna, sia chiaro ““ dj set dance del Carl Craig di turno.
Dunque se l’hanno scorso plaudivamo agli organizzatori, per Dissonanze 08 questi meritano una standing ovation di Roma tutta.

L’edizione 2008 è stata aperta da una doppia performance della Array Dance Company di Darren Johnston all’Auditorium, seguita da un doppio happening con vari Dj Set ( tra cui quello di Cyprien Gaillard ) nientemeno che all’Ara Pacis. Sfortunatamente ho mancato entrambi gli appuntamenti, per cui non posso giudicarli. Mi dicono però che specie gli eventi all’Ara Pacis siano stati fantastici.
In compenso venerdì 9 maggio arrivo puntualissimo al Palazzo dei Congressi, che come le scorse edizioni è suddiviso in 3 spazi: Salone della Cultura per i set più dancey e affollati; Aula Magna per i concerti più sperimentali e rock; Terrazza per Italo Disco, Brasilintime e dubsteppers vari.

Alle 23, nel desolato Salone della Cultura, inizia a suonare Pinch, uno dei pezzi dei gioielli della nuova ondata dubstep. Sia il sottoscritto che il prestigioso co-fondatore di Indieforbunnies Axelmoloko avevamo puntato parecchio sul ragazzo di Bristol, perchè il suo “‘Underwater Dancehall’ era stata una delle migliori uscite del genere. Ai dubbi sull’orario e a quelli sul luogo ““ saremmo stati si e no una decina -, si sono aggiunte le perplessità  sulle modalità  dell’esibizione: non un live, ma un semplice Dj Set, nei primi tre quarti d’ora tra l’altro ultradub e per nulla step.
Un po’ delusi e un po’ incazzati per l’occasione persa, decidiamo di spostarci sulla terrazza, dove stava per terminare Prefuse 73.
A posteriori ““ ogni volta andiamo ad un Festival c’è sempre uno o più “‘a posteriori avrei”…’ ““ avremmo dovuto scegliere di iniziare con lui, perchè gli ultimi venti minuti del suo live sono stati più interessanti dei tre quarti d’ora di Pinch: una chitarrona ed una batteria sotto le quali Scott Heren ricama taglienti loop break-beat.
Da anni assoluto protagonista della scena alternative-hip hop Prefuse 73 anche questa volta finisce per contaminare alla sua maniera generi e stili, la sua performance ci fa rivivere i primi ’90, periodo in cui avvenivano le primi istintive commistioni tra hip-hop e (hard)rock. Sarà  scontato ma non riesco a non pensare ai Beastie Boys di “Sabotage”.

Dopo Prefuse la terrazza ospita Yacht, che si conferma autore colorato ed elettronicamente pop come e più che su disco. Insieme ad una cantante, diverte e fa ballare il pubblico di discotecari, puntando molto sui visuals da vero slacker d’annata. Bello l’ultimo disco e lui convincente pure dal vivo.
All’ 1 è scattata la doppia chance, come alla Snai: Cobblestone Jazz o Italo Disco? Rodion ci ispira non poco e siamo curiosi di ascoltare il tanto decantato Baldelli, ma considerando che ’23 Seconds’ è stato uno dei miei dischi preferiti del 2007, propendiamo per i Cobblestone nel Salone della Cultura. Che si è già  iniziato a popolare di orde di 20enni ecstasyati pronti a ballare qualsiasi cosa purchè munita di cassa dritta.
Matthew Johnson e soci fanno un set onesto, forse più spinto dell’album ma nel complesso meno versatile, soprattutto per l’assenza degli innesti warmy del Piano Fender. Si balla, dunque, ma forse proprio perchè l’album mi era piaciuto moltissimo, mi aspettavo una performance da urlo come quella incisa sul disco 2 di ’23 Seconds’. Comunque, sia chiaro, la sufficienza c’è ed è pure ampia.

Prima di andarci a sedere ad un metro dal palco dell’Aula Magna per farci spaccare i timpani dalle due batterie di Caribou, torniamo in Terrazza a vedere che aria tira. Su è il tempo di Italo Disco, e si ballava alla grande. Solo che, in tuttà  onestà , non siamo riusciti a vedere chi fosse. Comunque era fico, questo è certo.
L’imminente live del su citato Caribou ““ altro che abbiamo glorificato per il suo ultimo sorprendente “‘Andorra’ ““ ci trascina di nuovo sotto, nell’Aula Magna.
Dan Snaith si presenta sul palco in perfetto orario, la timidezza e la postura da impeccabile nerd d’oltreaocecano ben presto cedono il passo a sicuri movimenti on-stage da navigato polistrumentista (tra una sei corde e un tastiera il ragazzo si accomoderà  più volte anche alla seconda batteria).
Non faccio in tempo a mettere a fuoco la folta platea seduta intorno a me che mi ritrovo occhi chiusi e testa dondolante a navigare tra cavalcate kraut, spirali psichedeliche, purissime pennellate melodiche dai sapori sixties. Il caleidoscopico sound di Caribou è a presa rapida, in pochi minuti cattura e avvolge.
L’elemento elettronico è volutamente estromesso a favore di un impostazione classica chitarra-basso-batteria, il drumming, trascinante nei suoi continui crescendo, è cuore pulsante dell’intera performance.
“Melody Day”, “She’s The One”, “After Hours”, forse perchè così recenti le riconosciamo quasi subito ma alla fine di tutto rimane l’impressione di aver assistito ad un’unica, colorata, sinfonia lisergica.

Insieme a Cobblestone Jazz, l’altro nome che ci interessava nel Salone della Cultura erano i Booka Shade, in programma alle 3.30. Certamente non aiutati dal livello di alcool accumulato fin dalle 21.30, ci si avvia bolsi nell’immenso Salone. Arriviamo poco prima della fine di Switch di cui, per i motivi su menzionati, non ricordo quasi nulla.
Quello che invece ricordo ““ purtroppo – è stato il live di Booka Shade, vera delusione della giornata. Un concerto monocorde, senza uno spunto interessante, piatto, veramente noioso. Il motivo di cotanta pochezza mi sfugge, perchè le produzioni dei due spaccano non poco. Certo se dal vivo suonano così, gli consigliamo vivamente di continuare a fare remix e compilare selezioni, operazioni che peraltro gli riescono benissimo.
Viste come si sono messe le cose, preferiamo abbandonarli in favore dei No Age nell’Aula Magna.

La nostra nuova sortita tra le poltrone dell’accogliente sala offre non solo l’occasione di riposare muscoli e fiato in attesa dell’imminente alba danzereccia ( il dj “loco” ci attende da lì a poco) ma anche la possibilità  di verificare in prima persona il live act di questi due skate-rocker californiani, la cui presenza in un festival dalla forte matrice elettronica, ci aveva quanto meno sorpreso.
I nostri senza battere ciglio sfoderano tiratissime composizione punk-noise nelle quali però faccio fatica a cogliere le inclinazioni melodiche e shoegaze (il solo effetto feedback non basta per gridare ai My Bloody Valentine) delle quali pare essere ricco il recente “Nouns”.
Se avessi visto suonare i No Age su un qualsiasi palco di un qualsiasi festival estivo europeo avrei certamente accolto con maggiore enfasi la loro istintiva performance da punk-rocker consumati (nonostante l’età ), viceversa l’assoluta inadeguatezza della location e soprattutto una scaletta che vedeva i giovanotti schiacciati tra due autentiche macchine da dance-floor quali Booka Shade e Loco Dice, non hanno fatto che alimentare le mie perplessità  in merito alla loro presenza.

L’ultimo nome della giornata è il signor Loco Dice, che sta iniziando a suonare (alle 4.30) nel Salone. Pare che il tizio abbia preso il nome dal “‘Loco’ che gli inservienti dello Space gli urlavano mentre ballava in after sul tetto del locale. Con questi presupposti, non è che mi aspettassi molto, benchè ne avessi letto bene un po’ ovunque. In effetti ascoltandolo mi sono ricreduto.
Il tipo ha interpretato nel modo giusto la location, la gente presente e l’ora in cui suonava, e ha sparato una cafonissima minimal techno fatta di continui stop & go con delle esplosioni di bassi anfetaminiche, cosa che ha riportata in vita, istantaneamente, il sottoscritto e chi gli stava intorno, facendoci ballare di brutto. “Mai Domo “‘Sto Loco” era il commento più diffuso tra i giovani virgulti ecstasiati che popolavano la sala.
A cafonaggine lo batterà  però Erol Alkan e le sue sirene il giorno il giorno successivo, non c’è dubbio.
Alle 5.45 finisce la nostra prima notte Dissonante. Il secondo giorno ““ credevamo ““ sarebbe stato più che altro di rilassante ascolto”…

Link:

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Report Live DISSONANZE 07 – DAY ONE su IndieForBunnies
Report Live DISSONANZE 07 – DAY TWO su IndieForBunnies

Video from the NITE:
EROL ALKAN

BOOKA SHADE

LOCO DICE

COBBLESTONE JAZZ

SWITCH