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Dai, che ci vuole; ti metti lì, ascolti il cd e butti giù due righe. Perchè quest’album puzza di birra e serate con gli amici dall’inizio alla fine e per apprezzarne tutte le virtù è bene ricreare la situazione più congeniale al suo ascolto. Dopo essermi calato perfettamente nella parte posso raccontarvi del rock veloce e percussivo dei We Were The States, quintetto del Tennessee con base operativa ad Austin votato alle atmosfere sature da pub affollato il fine settimana, con stretto nel pugno un rosario di citazioni e padri putativi sterminato ma di gran classe. Qui evaporano e danzano bellamente Strokes (che a dirla tutta ne escono male dal confronto), Kings Of Leon, The Hives e Clash su tutti. Quello che ne viene fuori è un proiettele incandescente e divertente, giocato su riff semplici ma esaltanti. Rock asciugato da ogni orpello ingombrante, mai banale e piacevole come una bella carota fresca d’estate per tutti i conigli accaldati. Justin Webb paffuto ed improbabile icona di un rock’n’roll votato all’eccesso, canta con un’esuberanza a tratti commovente, mettendoci convinzione e ritmo, quasi che fosse un Liam Gallagher senza spacconeria o un Pelle Almqvist all’uscita dal manicomio dopo un lungo periodo di riabilitazione. La voce trascina ed è in pieno assetto con tutto il resto, fino a creare una sorta di trait d’union tra veemenza a ‘stelle e strisce’ e compattezza britannica. Insomma arrivato a questo punto una Tennent’s la offrirei anche a Jay Stoyanov, chitarrista e mente creativa del gruppo che assieme ad un azzeccato organetto, suonato da Jason Harding, è il primo imputato sulla lista nera del mio fegato. Lo vorrei fare, davvero. Si vogliono fare tremila cose dopo cinque pinte di una innocente bionda doppio malto, come iniziare a volare o a stendersi per terra, ma chissà perchè ci si ritrova sempre a sbiascicare strane parole nella lingua dei Sigur Ròs… Potrei continuare a dire altre cose su i We Were The States, ma mi è venuta come una certa arsura e mi si è anche seccata la gola; quindi magari ne parlo stasera al solito pub, con la solita birra e con la loro musica di sottofondo. Dopo i Weather Underground altro gruppo da tenere sott’occhio per il futuro… |
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