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A Nashville devono essere letteralmente balzati sulla sedia all’ascolto dei Be Your Own Pet.
Come è possibile, si devono essere chiesti stupiti, che quattro ragazzi del Tennesse, nati e cresciuti in una delle roccaforti del country americano, disconoscono le proprie radici preferendo giacche di pelle e distorsioni ?

Che ai quattro ventenni di rodeo, banjo, cappelli da cowboy non fosse mai fregato nulla l’avevamo capito già  due anni fa allorchè si presentavano con un omonimo debutto ricco di energiche stilettate garage-punk.
I Be Your Own Pet hanno dimostrato fin da subito di essere attratti dal garage sixties meno psichedelico di Seattle e Detroit , così come non hanno mai fatto segreto di indicare come propri idoli band punk quali Ramones, Sex Pistols e Clash.
Non avendo vissuto in prima persona quei gloriosi anni ma avendone respirato l’aria attraverso racconti di esperienze altrui o ripetuti ascolti di compilation e best d’annata, in linea con quanto visto accadere più volte in questi duemila musicali (pensate alla nuova ondata post-punk e art-rock), i BYOP attuano il loro personale revival.
Recuperati i basilari rudimenti di quel sound , tutto il resto, dai testi all’estetica, dal rapporto con l’ascoltatore a quello con la stampa, viene invece rivisitato, riadattato secondo i principi dell’attuale indie-generation.
Oggi tutto questo suona meno ruvido, sboccato, per nulla combattente, ma decisamente più pop e disimpegnato.

Lasciata quindi ai vinili impolverati la celebrazione della trinità  hippie “droga, sesso e rock&roll”, evitato accuratamente qualsiasi spunto politico-rivoluzionario (tanto il nichilismo di massa e l’anarchia alla Pistols, quanto il socialismo da imporre con la forza di Strummer e soci) i Be Your Own Pet dedicano anima e corpo al meno impegnativo suono da perenne festa di fine college USA.
Party all night long e al massimo qualche scazzottata per futili motivi stile “Grease”, a differenza di quanto accaduto negli anni ’70 la musica adesso rivela una generazione di ventenni incapace di riflettere su temi sociali, apatici se si tratta di affrontare argomenti come IRAQ o elezioni presidenziali, imbottiti di adrenalina se viceversa si deve tirare a far casino fino all’alba.

“Get Awkward” sciorinando tiratissimo garage-punk, si infila così senza indugi nello stesso solco segnato dal suo predecessore, risulta energico, diretto, se vogliamo casinista, intenzionato solamente a caricare a molla l’ascoltatore voglioso di agitarsi sotto l’incedere di urla e distorsioni.
Batteria ed elementari riff di chitarra viaggiano spediti e fragorosi, su questo ideale tappeto Jemina Pearl Abberg sfoga la rabbia di giovane ragazza oppressa dalla soffocante provincia del sud.
Si dimena Jemina, ha energia da vendere, i continui paragoni con Juliette Lewis e Karen “‘O tornano inesorabilmente a farsi vivi, così come i ‘bagnati’ cenni di approvazione con cui gli indie-kids la incoronano tra le front-woman più desiderate del momento.

In anni in cui le rivoluzioni in ambito rock sono ormai un vago ricordo del passato album come “Get Awkward” hanno il solo desiderio di assecondare gli slanci festaioli del nostro umore. Non hanno altro desiderio che non quello di farvi agitare il culo, nel loro piccolo centrano l’obiettivo e semplicemente per questo ottengono la sufficienza.

Cover Album
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Get Awkward [ Ecstatic Peace – 2008 ] – BUY HERE
Similar Artist: MC5, Ramones, The Stooges, Yeah Yeah Yeahs
Rating:
1. Super Soaked
2. Black Hole
3. Heart Throb
4. Becky
5. The Kelly Affair
6. Twisted Nerve
7. Blow Your Mind
8. Bummer Time
9. Bitches Leave
10. You’re A Waste
11. Food Fight!
12. Zombie Graveyard Party!
13. What’s Your Damage?
14. Creepy Crawl
15. The Best Within